TEMPO DI ESAMI PER GLI ALLIEVI DELLA SOCIETA’ A.S.D. IL TEMPIO DEL KARATE DI NOVI LIGURE

 

logo stampograf IL TEMPIO DEL KARATEGLI ESAMI DI PASSAGGIO CINTURE PER GLI ALLIEVI DELLA SCUOLA IL “TEMPIO DEL KARATE DI NOVI LIGURE”

Ogni anno in prossimità delle festività natalizie, per lo scambio degli auguri agli allievi e famigliari, la società ASD il Tempio del Karate di Novi Ligure è anche l’occasione per gli esami al grado superiore delle cinture.

Un partner di esaminatori composto dai maestri: Gimmo e Manuele Borsoi, Giuseppe Vecchi e i fratelli Bellora e gli istruttori: Luca Patelli, Alberto Gemma, Marzia Canepari.

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Hanno conseguito i seguenti risultati :

  • – cintura gialla: Martino Bellone, Federico Galancini, Gioele Sandona’, Greta Cornelli, Riccardo Bianchi, Luca Ziino, Martin Semino, Riccardo Dicostanzo, Matteo Sardi, Ariele Bergaglio, Filippo Berto.
  • – cintura arancio: Simone Rocca, Gianluca Rossi, Giovanni Bianchi, Enes Baliu, Andrea Varrone.
  • – cintura verde: Emanuele Merendi, Othman Amazoune, Manuele Scarsi, Giulia Bartoli, Serena Tamburini, Enya Scalzo, Elisa Sandona’.
  • – cintura blu e passaggio o conferma kyu: Valentina Olivieri, Hamza Amazoune, Matteo Pestarino, Francesco Scarsi, Irene Giordano, Gaia Pulcino, Anna Caroli, Melissa Mangione, Yuri Meneghin, Michele Mininno, Francesco Borriello.
  • – cintura marrone e confermano il kyu: Kevin Grifone, Valerio Bagnasco.
  • – Chiudono la giornata i passaggi a cintura gialla cat. Juniores e seniores : Marina Brusadin, Viviana Zaniolo, Simone Giustizieri, Chiara Dimatteo, Alessandra Cunietti.

La società ha preparato in modo impeccabile il nutrito gruppo di allievi, presentandosi alla manifestazione programmata per il 17 gennaio 2016 a Novi Ligure per disputare la seconda edizione del Grand Prix regionale C.S.A.In. che quest’anno valevole quale prova interregionale, nazionale e internazionale, considerato che nel 2020 alle olimpiadi di Tokyo questa disciplina è entrata far parte del novero, con l’augurio che alle prossime olimpiadi di Roma del 2024 anche questi ragazzi/e, abbiamo la possibilità di rappresentare la nostra nazione .

 

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IL 2015 E’ AL CAPOLINEA, POCHI METRI, ULTIME FERMATE

te e la bottiglia di spumante

Il 2015 è al capolinea, pochi metri, ultime fermate.

La mezzanotte del 31 dicembre segnerà un momento di passaggio e ricorderà a tutti noi la fine di qualcosa e l’inizio di un nuovo percorso da fare a partire dall’1 gennaio 2016. Per gli antichi romani l’inizio dell’anno nuovo coincideva con la primavera, periodo generalmente considerato come sinonimo di rinascita e rigenerazione. Fu Giulio Cesare, nel 46 a.C., a creare il “Calendario Giuliano” e stabilire che l’anno nuovo iniziasse il primo gennaio, giorno in cui i Romani usavano invitare a pranzo gli amici e scambiarsi come dono un vaso bianco con miele, datteri e fichi, il tutto accompagnato da ramoscelli d’alloro, detti strenne, augurio di fortuna e felicità. Nel Medioevo in molti paesi europei si utilizzava il Calendario Giuliano, ma molteplici erano diventate le date che indicavano il momento iniziale dell’anno: l’1 marzo, il capodanno nella Roma repubblicana, il 25 marzo o il 25 dicembre, il Natale, e solo con l’adozione del Calendario Gregoriano – dal nome di Papa Gregorio XIII, che lo ideò nel 1582 – la data dell’1 gennaio, come inizio dell’anno, divenne universale.

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IL 31 SI FESTEGGIA E SI STAPPA SPUMANTE ITALIANO

da una stima della Coldiretti record storico per lo spumante Made in Italy all’estero.

Per le sole festività di fine anno salgono a 190 milioni le bottiglie di spumante italiano stappate all’estero.

È quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che è record storico per lo spumante Made in Italy all’estero dove si registra un balzo del 13 per cento nelle bottiglie esportate, sulla base dei dati Istat nei primi nove mesi del 2015 sul commercio con l’estero dove si beve la maggioranza dello spumante prodotto in Italia. Fuori dai confini nazionali – sottolinea la Coldiretti – non sono mai state richieste così tante bollicine italiane come quest’anno. La domanda di bottiglie – sottolinea la Coldiretti – è cresciuta del 48 per cento in Gran Bretagna e del 22 per cento negli Stati Uniti che si classificano rispettivamente come il primo ed il secondo mercato di sbocco delle bollicine italiane che però vanno forte anche in Germania (+5 per cento) che si posiziona al terzo posto. E le richieste – precisa la Coldiretti – sono aumentate del 9 per cento anche da parte dei cugini francesi, sempre molto nazionalisti nelle scelte della tavola. Nella classifica delle bollicine italiane più consumate nel mondo ci sono nell’ordine il Prosecco, l’Asti, il Trento Doc e il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. Quest’anno – sostiene la Coldiretti – all’estero si stapperanno più bottiglie di spumante italiani che di champagne francese.

A pesare sul successo è il fatto che – continua la Coldiretti – crescono anche le imitazioni in tutti i continenti a partire dall’Europa dove sono in vendita bottiglie di Kressecco e di Meer-Secco prodotte in Germania che richiamano palesemente al nostrano Prosecco che viene peraltro copiato dalla Russia al Sudamerica. Il risultato delle feste di fine anno – continua la Coldiretti – consente alle esportazioni di spumante italiano di superare per la prima volta nel 2015 il valore del miliardo di euro. Anche in Italia – conclude la Coldiretti – si registra dopo sette anni di riduzioni una svolta positiva con 52 milioni di tappi di spumante Made in Italy che salteranno nelle feste di fine anno, in aumento del 4% per cento.

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Analisi del 2015

I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2015 per questo blog.

Ecco un estratto:

La sala concerti del teatro dell’opera di Sydney contiene 2.700 spettatori. Questo blog è stato visitato circa 11.000 volte in 2015. Se fosse un concerto al teatro dell’opera di Sydney, servirebbero circa 4 spettacoli con tutto esaurito per permettere a così tante persone di vederlo.

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

COTECHINO CON LE LENTICCHIE (Ouverture dell’anno nuovo, il maiale simbolo del raccolto (si può anche cucinare il muso e le sue narici) e le lenticchie del denaro.)

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COTECHINO CON LE LETICCHIE

Ingredienti

  • 500 g di lenticchie secche
  • 1 grosso cotechino
  • 50 g di pancetta
  • 1 carota
  • 1 cipolla
  • sale
  • olio d’oliva
  • due pelati

Mettete il cotechino, in una pentola, coprendolo d’acqua fredda. Portate a bollore dopo mezz’ora di cottura toglietelo dall’acqua. A parte avete messo in bollore un’altra pentola e trasportate il cotechino in quest’altra pentola, nel frattempo buttate la prima acqua, lavate la pentola e portate in bollore acqua, l’operazione da ripetere almeno quattro volte, per una cottura di oltre due ore.

Nel frattempo fate soffriggere in una casseruola con un po’ di olio, un trito di pancetta, cipolla e carota.

Dopo cinque minuti aggiungete le lenticchie che avete messo a bagno in acqua tiepida per ¾ ore e fate insaporire il tutto.

Unite quindi due bicchieri d’acqua, i due pelati, salate e cuocete per circa mezz’ora abbondante, aggiungendo acqua all’occorrenza.

piatto di portata con lenticchie cotechino lenticchie tagliato

A cottura terminata servite il cotechino affettato e contornato con le lenticchie.

Accompagnate questo piatto con vino barbera del Piemonte.

Ouverture dell’anno nuovo, il maiale simbolo del raccolto (si può anche cucinare il muso e le sue narici) e le lenticchie del denaro.

Buon Anno!!!!!!! 

muso + narici narici maiale

NOVI LIGURE FRA QUATTROCENTOCINQUANTA ORE (450) CAPITALE NAZIONALE DELLO SPORT GIOVANILE

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FRA quattrocentocinquanta ORE (450)

Novi Ligure in provincia di alessandria capitale dello sport giovanile per due giorni.

Sabato 16 e domenica 17 Gennaio 2016

Convegno Sportivo Sport – Salute e Alimentazione – “Lo Sport e i figli . Quando i genitori si trasformano in ultras – La nutrizione nello sport – Sostegno finanziario per lo sport giovanile.

Il medesimo ha ricevuto i patrocini dalla Regione Piemonte, dal CONI Regionale, dalla Provincia, dalla città di Novi Ligure, dal quotidiano La Stampa, del mensile Inchiostro Fresco e dalla emittente televisiva Telecity 7 Gold, l’organizzazione a cura del Comitato Provinciale di Alessandria C.S.A.In. – E.N.S.T.L.

A Novi Ligure sabato 16 Gennaio 2016 alle ore 16.00 al Museo dei Campionissimi, si terrà il Convegno Sportivo Sport – Salute e Alimentazione, ad aprire il convegno e portando il saluto della Città il Sindaco Rocchino Muliere.

Un saluto dagli organizzatori Giampiero Montecucco e il commissario per il Piemonte Rino Fatuzzo.

Moderatore del medesimo Dott. Mattia Nesto redattore Inchiostro Fresco.

Interverranno Gianluca Bombara reduce dal Giro d’Italia in solitario, sul tema raccomandazione per l’alimentazione, a seguire ex olimpionico Giacomo Crosa.

Il Dott. Tiziano Gastaldi sul tema “ ciò che la chimica non spiega” – il Dott. Filippo Parodi “in alternativa sulle onde magnetiche”, l’Ingegnere Biofisico Cristian Conte, e il Dott. Francesco Antonio Bonomo “patologia sportiva e cellule staminali”.

Altro tema – “Lo sport e i figli. Quando i genitori si trasformano in ultras” – trattare il tema il Delegato CONI di Alessandria Maria Cristina Mensi e Manuele Borsoi Istruttore Karate.

La nutrizione nello sport oratore il Dott. Carlo Massa (maratoneta) .

Altro tema molto interessante in questo periodo – “Sostegno finanziario per lo sport giovanile” l’Assessore allo Sport Regione Piemonte Giovanni Maria Ferraris, il Presidente Regionale CONI Gianfranco Porqueddu e l’assessore allo Sport di Novi Ligure Stefano Gabriele.

Le conclusioni del Presidente Nazionale C.S.A.In. Luigi Fortuna.

Sport giovanile in campo, domenica 17 gennaio 2016 a Novi Ligure. Al Palasport novese infatti dalle ore 9,00 alle ore 19,00 si svolgerà la giornata interamente dedicata al settore giovanile delle Arti Marziali del Karate.

La manifestazione rientrerà nel novero delle prove internazionali, valevole per le qualificazioni degli azzurri e azzurrini, quale secondo “Grand Prix Regionale Piemonte C.S.A.In.”. Al termine dei rispettivi combattimenti, nell’intermezzo tecnico nel quale i giudici predispongono le classifiche , il pubblico potrà assistere alle esibizioni delle atlete del corpo di ballo della “ASD Associazione Conteporary Dance Theater Tap Wall”,società alessandrina diretta dalle istruttrici Laura Barbera e Alessia Gaione.

La manifestazione è organizzata dal Comitato Provinciale di Alessandria, dell’Ente di Promozione C.S.A.In., in collaborazione con il Comitato Regionale Piemonte del medesimo Ente, con la Società ASD il Tempio del Karate di Novi Ligure e con E.N.S.T.L..

L’iniziativa ha ricevuto inoltre i patrocini dalla Regione Piemonte, dal CONI Regionale Piemonte, dalla Provincia di Alessandria, dal Comune di Novi Ligure e dal quotidiano La Stampa e dal mensile L’Inchiostro Fresco e l’emittente televisiva Telecity 7 Gold.

Visto i successi ottenuti nelle passate edizioni, è prevista la presenza a Novi Ligure di oltre quattrocento atleti, con oltre 2mila spettatori – abbiamo avvicinato l’animatore il creatore di queste due giornate di sport dal Convegno Sportivo il giorno prima al Museo dei Campionissimi, “Sport Salute e Corretta Alimentazione nello Sport ”  

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SALUTO DEL PRESIDENTE DEL CONI MALAGO'

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Presidente

Messaggio di saluto per convegno Sport e Salute

La Regione Piemonte partecipa con orgoglio alla due giorni dedicata allo sport giovanile, alla salute e all’alimentazione organizzata a Novi Ligure, una manifestazione importante perché affianca alle prove pratiche di una disciplina d’eccellenza come il karate, un articolato confronto su temi che rappresentano fondamentale corollario della pratica sportiva, soprattutto quando si tratta del benessere e della salute dei più giovani.

Desidero dunque ringraziare gli organizzatori di questo duplice appuntamento per il loro impegno e auguro ai nostri giovani campioni una buona gara di qualificazione.

Con amicizia

Sergio Chiamparino

Presidente della Regione Piemonte

 

SINDACO NOVI LIGURE

IL SALUTO DEL SINDACO DI NOVI LIGURE ROCCHINO MULIERE

Con grande piacere porgo il benvenuto ai partecipanti di questo convegno dedicato ai giovani atleti, agli studenti, ai ragazzi che praticano discipline sportive. L’attività fisica è un fattore fondamentale della crescita e aiuta a trovare stimoli e risposte per migliorare la propria vita e diventare adulti migliori. Un aspetto importante dello sport è sicuramente legato all’alimentazione. Credo sia necessario ascoltare attentamente e fare tesoro dei suggerimenti forniti dagli atleti più esperti e dai medici nutrizionisti: i loro consigli costituiscono esempi e prototipi per migliorare le prestazioni sportive e, soprattutto, vivere meglio.

Per questi motivi, saluto e ringrazio gli organizzatori di questa interessante iniziativa. Allo stesso tempo, porgo un caloroso saluto ai ragazzi che prenderanno parte al “2° Gran Prix di Arti Marziali Regionale”, manifestazione che si tiene il giorno seguente presso il Palazzetto dello Sport.

Rocchino Muliere

Sindaco di Novi Ligure

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Saluto dell’Assessore allo Sport di Novi Ligure Stefano Gabriele.

E’ con immenso piacere che la mia persona in qualità di Assessore allo Sport di Novi Ligure, anche quest’anno abbiamo aderito all’evento promosso dal Comitato Provinciale di Alessandria dell’Ente di Promozione Sportiva C.S.A.In., in collaborazione con la Società ASD Il Tempio del Karate alla seconda edizione del Grand Prix Regionale Piemonte di Karate, quest’anno la medesima anche a carattere Internazionale e Nazionale.

Non pensavo, dopo solo 365 giorni di dover essere nuovamente coinvolto in una manifestazione così importante.

Un evento di grande valore sportivo e sociale che la Nostra Città, quando si sono presentati i responsabili prospettandomi l’iniziativa, ha accolto con entusiasmo.
Ospitare nella nostra Città una manifestazione sportiva di valenza Internazionale, Nazionale e Regionale, infatti, rappresenta per noi un’occasione per promuovere un sano spirito agonistico, un’opportunità per far conoscere il nostro territorio e la possibilità di veicolare un messaggio positivo di sensibilizzazione, perché osservare i giovani atleti in azione con l’augurio di nuove promesse e nel contempo sostenerli nella loro attività sportiva, vuol dire trasmettere speranza.
Nella mia funzione di Assessore allo Sport pertanto, augurano agli organizzatori, atleti e tecnici un grandissimo successo sportivo.

Assessore allo Sport di Novi Ligure

Stefano Gabriele

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SALUTO ALLA MANIFESTAZIONE DA PARTE DI MONTECUCCO GIAMPIERO.

Sono lieto come Presidente Provinciale di Alessandria dell’Ente di Promozione Sportiva C.S.A.In., aver programmato la manifestazione di un cosi grande spessore, nella città che mi ha dato i natali e che ho contribuito ad mio modesto avviso alla crescita dello sport giovanile, una manifestazione dai così alti valori umani sociali e sportivi. E’ per me motivo di grande orgoglio poter condividere con la società ASD Il Tempio del Karate, il Comitato organizzatore e gli atleti quest’esperienza che vuole evidenziare il grande valore dello sport che non deve mai essere sottomesso o strumentalizzato a fini che non hanno nulla a che fare con la dignità e la crescita della persona. Un grazie anche alla Presidenza del Comitato Regionale dell’Ente nella persona di Rino Fatuzzo che ha creduto ancora una volta alla nostra iniziativa proposta arrivata alla sua seconda edizione denominata “II° Grand Prix Regionale di Karate” , questa edizione si può fregiare anche l’ingresso di manifestazione interregionale, nazione e internazionale.

Sono pienamente convinto che lo sport sia veramente, come spesso si dice, una scuola di vita, soprattutto per il grande aiuto che offre a coloro che hanno necessità di riscoprire le proprie capacità e potenzialità, con l’augurio che un giorno questi giovani atleti abbiano la possibilità di arrivare al gradino più alto.
Ancora grazie alle istituzioni che hanno concesso il loro patrocinio dalla Regione Piemonte, alla Provincia di Alessandria, al CONI Regionale Piemonte, al Comune di Novi Ligure, al quotidiano La Stampa, al mensile Inchiostro Fresco, alla TV Telecity, alle aziende che ci hanno aiutato ad aumentare il monte premi, Panificio Fratelli Delucca, alla Centrale del Latte di Alessandria e Asti, al Supermercato Galassia, per aver scelto il nostro invito.

Un ringraziamento ai giovani atleti che interverranno alla manifestazione di averci voluto donare un momento di così alta crescita culturale sportiva, ai giudici di gara.

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IL GRANDE AIRONE HA CHIUSO LE ALI QUEST’ANNO RICORRE IL 56° ANNIVERSARIO

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IL GRANDE AIRONE HA CHIUSO LE ALI QUEST’ANNO RICORRE IL 56° ANNIVERSARIO

LA COMMEMORAZIONE A CASTELLANIA FRA SETTE GIORNI 

Il 2 gennaio del 1960 Fausto Coppi, all’età di 40 anni, si spegne alle 8.45 all’ospedale di Tortona. Sulla morte del Campionissimo, trascorsi 56 anni, sono ancora molti i perché e restano aperte una infinità di domande. Ma è ormai appurato che la tragedia si consumò per un errore dei medici che sbagliarono la diagnosi ritenendo che Coppi fosse afflitto da una influenza più robusta del solito. I dottori somministrano al paziente antibiotici e cortisonici, ma il Campionissimo, che in realtà aveva contratto la malaria durante una battuta di caccia in Africa, nell’Alto Volta (oggi Burkina Faso), non reagì a quelle cure sbagliate, così molto rapidamente entrò in coma e altrettanto velocemente morì.

Il triste giorno che si trasformò in lutto nazionale avrebbe potuto essere evitato con la semplice assunzione del chinino, sostanza ormai di largo consumo e che certamente Coppi aveva in casa, visto che durante la seconda guerra mondiale e il periodo trascorso in prigionia aveva già contratto una infezione simile. Ma tutto fu inutile. Anche le telefonate dell’entourage di Raphael Geminiani, ciclista professionista che era stato in Africa con Coppi, dove aveva contratto a sua volta la malaria, ma che per sua fortuna fu salvato per i capelli. Così nel gennaio del 1960 tutto il mondo del pedale, e non solo, si ritrovò a piangere la scomparsa del Campionissimo sulla collina che sale verso il camposanto del piccolo comune di Castellania.

Fausto Coppi, “l’uomo solo al comando”, era riuscito a fare sognare l’Italia povera e contadina che tentava faticosamente di scrollarsi di dosso il fardello della guerra. Nell’immaginario popolare l’Airone e la sua bicicletta si saldarono per sempre in una cosa sola. E a ben pensarci non poteva essere altrimenti. Tanto è vero che Coppi non riuscì mai a staccarsi dalle corse e dal ciclismo, anche negli ultimi tempi, quando i giorni della gloria erano ormai sbiaditi e quelle gambe esili usate come prodigiose leve, per  sua stessa ammissione, avevano perso la potenza e lo smalto delle imprese migliori.

Il Campionissimo era nato il 15 settembre del 1919 nel piccolo comune di Castellania, oggi circa 85 anime, in provincia di Alessandria. Quartogenito di una famiglia contadina, Fausto ben presto capì che il suo futuro non apparteneva ai campi. Mentre giovanissimo faceva il garzone in una bottega di alimentari si ritrovò a pedalare a tutta birra sulle strade polverose del tempo e ci provò gusto sognando di emulare le imprese del suo idolo Girardengo.
Qualcuno notò subito che il ragazzo quando saliva a cavallo della sella era tutta un’altra cosa e così lo presentò al già conclamato santone del pedale Biagio Cavanna. Questi cieco, ma solo dagli occhi, afferrò le gambe del nuovo discepolo e si narra che bastò il tatto per vaticinarne il grande futuro. E così fu. Il giovane prodigio aveva un fisico che poteva apparire a prima vista sgraziato: cassa toracica schiacciata e larga, arti inferiori lunghi ed esili. In realtà quel corpo nascondeva una macchina perfetta.

La capacità polmonare di Coppi era di 7 litri e mezzo, mentre le sue gambe erano così potenti da fare il vuoto sia in salita e sia in pianura. Doti rare che emersero per la prima volta nel 1937 con la vittoria a Baffalora, dove il predestinato  corse da dilettante non tesserato. Dopo alcuni buoni risultati nel 1939 si confrontò con i professionisti  al Giro del Piemonte, arrivò terzo alle spalle di Gino Bartali e Del Cancia. La Legnano, la squadra di Bartali, gli mise subito gli occhi addosso e presto gli fece fare il salto nel mondo del professionismo. Dopo un periodo di scarsi acuti il debuttante Coppi si presentò al Giro d’Italia e fu da quel grande palcoscenico naturale che suonò il primo grande squillo di tromba.

Approfittando di qualche caduta di troppo del suo capitano Bartali, vinse la corsa rosa piantando il punto esclamativo nella tappa di Modena, impreziosita con uno show da solista nella salita tosco-emiliana dell’Abetone. Archiviata la prima maglia rosa, passò a nuovi traguardi. Si cimentò nella specialità dell’inseguimento diventando campione italiano e poi, mai sazio di vittorie, trionfando in lungo e in largo in ogni riunione. Nel 1941 incrementò ancora il bottino su strada tagliando per primo il traguardo al Giro della Toscana, in quello dell’Emilia, del Veneto, imponendosi anche alla Tre Valli Varesine. Nel 1942 invece vestì la maglia tricolore a Roma. Cadde infine sulla pista del Vigorelli, e inaugurando una lunga scia di infortuni che contraddistinse e costellò la sua carriera, si fratturò una spalla.

Ma nel mese di novembre arrivò ancora un altro acuto. Con la volontà di allontanare la partenza per il fronte e sotto la sapiente regia del santone Cavanna si cimentò nel record dell’ora. Coppi cavalcò una bicicletta speciale, spinse un rapporto 52 x 15 e la magia prese forma: corse in un’ora 45,798 chilometri, un record granitico che non fu battuto prima del 1956 da un certo Anquetil, alias il maestro indiscusso della prova con il cronometro. L’impresa valse a Coppi un buon portafoglio, ma non l’immunità dal fronte di guerra dove fu spedito a combattere e il 13 aprile del 1943 fatto prigioniero in Tunisia.

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Rientrò in Italia solo nel febbraio del 1945, afflitto da lieve malaria, da subito stentò a ritrovare la sensazione giusta sulla strada. Ma come l’Italia tentava di risorgere dalla polvere, Coppi riprovava a montare in sella conquistando alcune vittorie di secondo piano e nel tempo libero convolando a nozze con Bruna Ciampolini con cui avrà poi una figlia, Marina. Nel 1946 fu assunto dalla Bianchi e tagliò per primo il prestigioso traguardo della Milano-Sanremo. Ingigantita dalla stampa fu di quel periodo l’inizio della rivalità che divise l’Italia: da una parte i coppiani, dall’altra i bartaliani. E se in quella stagione l’Airone si impose al Giro di Romagna, al Gran Premio delle Nazioni, al Criterium e al Giro di Lombardia, Bartali gli rese la pariglia facendo suo il Giro d’Italia per soli 47 secondi.

Nel 1947 il Campionissimo tornò però a macinare la polvere e a solcare il fango conquistando ancora una volta il Giro di Romagna e poi il Giro d’Italia con singoli acuti distribuiti su tre tappe: Prato, Trento e Napoli. Seguirono i successi ai giri del Veneto, dell’Emilia e Lombardia. Il tutto impreziosito dal titolo tricolore e da quello mondiale di inseguimento. Anche su pista in quei tempi si rivelò imbattibile. Ma pagò l’anno successivo:  il 1948, infatti, fu un periodo avaro di soddisfazioni per Coppi che vide il rivale di sempre, Gino Bartali, imporsi al suo secondo Tour de France e tornare in patria accolto come un messia per avere salvato il Paese da una possibile rivoluzione dopo gli spari esplosi contro Palmiro Togliatti.

L’Airone ritrovò la gloria nel 1949: primeggiò ancora alla classica di primavera, la Milano-Sanremo, e poi si impose nei giri di Romagna, del Veneto e di Lombardia. E ancora si aggiudicò il campionato italiano su strada e quello mondiale di inseguimento. Ma l’apoteosi  arrivò con la conquista  della maglia rosa (con le gemme di tappa a Salerno, Bolzano e Pinerolo) e poi della maglia gialla (sigilli a La Rochelle, Aosta e Nancy). Prima di lui nessuno aveva mai messo a segno la doppietta Giro e Tour. A rendere unica l’impresa ci pensò anche il primo degli avversari sconfitti: secondo, alle spalle del fuori classe piemontese, si piazzò sempre il ‘toscanaccio’ Gino Bartali.

In quel magico 1949 sbocciò definitivamente il fenomeno Coppi ormai dipinto dalle cronache come “corridore soprannaturale”, atleta “sublime” dalla pedalata “area” e dallo stile “perfetto”, ineguagliabile. Di volta in volta nelle sue imprese veniva paragonato a un airone, rapace come un’aquila e aggraziato nel volo come un gabbiano. La sua pedalata entrata nella leggenda dell’immaginario popolare si era trasformata in un volo ricco di inarrivabili evoluzioni. Le sue fatiche erano considerate invece come una ascesa  verso una sorta di beatificazione che con un rito del tutto pagano la folla adorante gli tributava al taglio di ogni traguardo.

Come scrisse Gianni Brera la “figura del Coppi dava l’impressione di una invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta”. Nel 1950 il Campionissimo mostrava una schiacciante superiorità, ma a sua insaputa il destino gli riservò un biennio orribile. Il calendario sportivo si aprì al meglio, Coppi trionfò al Giro della Provincia di Reggio Calabria, alla Parigi-Roubaix e alla Freccia Vallone. Ma poi cadde al Giro d’Italia, si fratturò il bacino, e la stagione andò in fumo. Nel 1951 fu peggio. L’Airone sbatté alla Milano-Torino fratturandosi la clavicola. Riprese al Giro d’Italia, vinse due tappe, e giunse quarto nella classifica finale. Nel mese di giugno, al Giro del Piemonte, il fratello Serse a un chilometro dal traguardo cadde sbattendo la testa su un marciapiede. Era già morto, ma ancora non lo sapeva. Concluse infatti la corsa in bicicletta. Poche ore dopo, fatta la doccia in camera, perse conoscenza e si spense stroncato da una emorragia cerebrale.

Il Campionissimo si trasformò in una statua di marmo scolpita dal dolore e più volte meditò il ritiro dalle corse. Ma la passione per la sua bicicletta ancora una volta lo sopraffece. In condizioni psicologiche precarie si presentò ai nastri di partenza del Tour, dove arrivò decimo con il solo acuto nella tappa di Briagnon.
Ma poi arrivò il 1952 e si voltò pagina. Fu un’altra stagione spettacolare, quella della seconda doppietta Giro e Tour. In maglia rosa si impose nelle tappe di Rocca di Papa, Bolzano e Como, in maglia gialla fece suoi i traguardi di Nancy, Alpe d’Huez, Sestriere, Pau, Puy-deDóme.

Il ciclista più forte di sempre bussò alla porta del Giro d’Italia anche nel 1953, con i successi parziali di Roccaraso, Modena, Bolzano e Bormio si aggiudicò la quinta e ultima maglia rosa. Mitica l’impresa sullo Stelvio quando piegò il pettinato Koblet che godeva dei favori del pronostico e che fu poi il primo straniero a vincere la corsa a tappe della Gazzetta dello Sport. Lo stesso anno si coronò con l’impresa del mondiale che conquistò nella prova in linea disputata a Lugano. E fu proprio sotto il podio iridato che irruppe sulla scena la ‘dama bianca’, Giulia Occhini, la donna che cambiò il corso della vita del Campionissimo.

Nel 1954, Coppi, che non entusiasmò per prestazioni, dopo un anonimo Giro d’Italia, lasciò la moglie per andare a vivere con la Occhini, donna a sua volta sposata con un medico acceso tifoso del campione. Fu un grande scandalo per l’Italia di allora, Paese un po’ provinciale e un po’ bigotto nel quale prevalse uno spirito becero e moralista che censurò la vita privata del mito sportivo con una organizzata caccia alle streghe sotto la forma della maniacale ricerca della flagranza dell’adulterio. Entrambi denunciati per abbandono del tetto coniugale, dopo una irruzione nella villa di Novi da parte dei carabinieri, Giulia Occhini finì addirittura in carcere e fu in seguito spedita al confino ad Ancona mentre era incinta del figlio Angelo Fausto. Il vescovo di Loreto giunse persino al punto di scoraggiare i pellegrini, e forse tifosi, dal frequentare l’albergo in cui convivevano i due amanti.

Sbranato da pettegolezzi e nel mirino di milioni di scandalizzati le imprese sportive di Fausto Coppi passarono in secondo piano, proprio mentre il Campionissimo aveva imboccato la strada della lunga e mai accettata discesa sportiva. Il suo fisico un tempo inscalfibile e instancabile era ormai avvelenato dalla fatica e minato dalle tante fratture. Nel 1955 vinse ancora il Giro dell’Appennino, le Tre Valli varesine e il Trofeo Baracchi. Poi nel 1956 rovinò di nuovo sull’asfalto del Giro d’Italia e fu immobilizzato per due mesi a causa dell’incrinatura di una vertebra. Ma Coppi non voleva saperne del ritiro. La passione per la bicicletta e la competizione erano essenziali per vivere, come respirare l’aria. E questo fino ad accettare nel 1958 di giungere 32esimo al Giro d’Italia arrancando a 59 minuti dal primo.

busto di fausto coppi a castellania tomba di fausto a castellania

Ai funerali che si celebrarono  il 4 di gennaio a Castellania il colpo d’occhio fotografò una folla imponente. Si capiva che tutta quella gente si portava dentro una marea di emozioni: commossa sì, ma anche un po’ stordita e incredula per quella morte tanto banale che pareva non centrare proprio nulla con l’immagine del mito sportivo ed eroe popolare che la stampa e tutti i mezzi di comunicazione avevano contribuito a radicare nelle masse. E anche per questo, quando l’Airone chiuse per sempre le ali, ognuno diede una propria interpretazione personale al triste evento. Il giornalista Gianni Brera ne vergò una particolarmente suggestiva:  “Troppo intensamente aveva vissuto per poter reggere alla vita. In quarant’anni ha letteralmente bruciato se stesso. Ha sofferto l’esistenza dei poveri e le si è ribellato con sacrifici di epica imponenza… Quando ha capito che sopravvivere a se stesso non era impossibile, ma certo sconveniente, per uno come lui, con infinita tristezza ha deciso di abdicare e di lasciarci”.

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