Chiamatela come volete – tradizione, abitudine, pure la crisi, il pranzo di fine anno gli italiani non vogliono rinunciare

 

UNA TRADIZIONE DEL PRANZO IN FAMIGLIA

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Chiamatela come volete – tradizione, abitudine, forse un po’ pure la crisi, ma al pranzo in casa gli italiani non sanno proprio rinunciare. 

Sette persone su dieci lo consumano ancora fra le mura domestiche. A sottolinearlo è l’Annuario Statistico 2016 dell’Istat, secondo cui l’Italia è ancora ben lontana da un’ampia diffusione del modello basato sul pasto veloce consumato in ufficio, camminando in strada o nei locali. I dati evidenziano infatti che il pranzo costituisce nella gran parte dei casi il pasto principale (66,6% della popolazione), ed essendo consumato in casa nel 72,7% dei casi, permette ad ogni famiglia una scelta sempre più attenta degli alimenti preferiti. Un’abitudine diffusa soprattutto al Sud e nelle Isole (rispettivamente 82% e 83%), rispetto al Nord-Ovest (64%), Centro (68%) e Nord-Est (70%).

Stando ai dati Istat, nel 2016 è stata pari all’81% la quota di popolazione dai 3 anni che al mattino ha avuto l’abitudine di fare una colazione “adeguata”, vale a dire non solo costituita da caffè o al tè, ma nella quale vengono consumati alimenti nutrienti come latte, biscotti e altri prodotti da forno. Un comportamento salutare che è consuetudine soprattutto tra le donne e i bambini, specie se delle regioni del Centro Italia. In generale, la spesa per generi alimentari e bevande nell’anno scorso è stata pari a 441,50 euro al mese. Cifra in leggera ripresa rispetto ai 436,06 euro dell’anno precedente (+1,2 per cento). La quota di spesa alimentare riferita al 2015 è stata pari al 17,7% delle entrate familiari complessive. Come già negli anni precedenti, la spesa per la carne si conferma la voce più rilevante (3,9 per cento), seguita da pane e cereali (3,0 per  cento), vegetali (2,4 per cento) e latte, formaggi e uova (2,3 per cento). Inoltre, rispetto agli anni precedenti, sembra essere in diminuzione la quota delle famiglie che ha tentato di limitare la spesa riducendo la quantità o la qualità dei prodotti alimentari acquistati. Il supermercato e l’ipermercato sono sempre i luoghi più gettonati per la spesa alimentare. Vengono infatti scelti in oltre il 50% dei casi, seguiti dai negozi tradizionali (22%) e dagli hard discount (12%).

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