IL CONSIGLIO DEI MINISTRI APPROVA IL DECRETO VINO CON LE NORME ATTUATIVE

Ocm Vino, finalmente! Il Consiglio dei Ministri approva il decreto con le norme attuative

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto sulle modalità attuative dell’Ocm Vino Promozione nei paesi terzi.

L’approvazione è avvenuta con deliberazione motivata per la mancata intesa raggiunta in Conferenza Stato Regioni, dove la sola Lombardia aveva votato contro. Il decreto, che riguarda l’assegnazione dei fondi comunitari per la promozione del vino nei Paesi terzi per il 2017/2018, riguarda un budget complessivo di risorse gestite a livello nazionale e regionale di circa 102 milioni di euro. “Diamo così un quadro normativo più chiaro ai produttori che vogliono investire nella promozione sui mercati extraeuropei – ha commentato il ministro Maurizio Martina-. È uno strumento importante per rilanciare le esportazioni dei nostri vini, in un contesto che vede una concorrenza sempre più agguerrita. Dobbiamo riuscire a comunicare sempre meglio il patrimonio di varietà e qualità che rende uniche e distintive le nostre esperienze vitivinicole”.

COSA PREVEDE IL DECRETO

LE AZIONI

Sono ammissibili le seguenti azioni di comunicazione e promozione da attuare in uno o più Paesi terzi:

  • azioni in materia di relazioni pubbliche, promozione e pubblicità
  • partecipazione a manifestazioni, fiere ed esposizioni di importanza internazionale
  • campagne di informazione, in particolare sui sistemi delle denominazioni di origine, delle indicazioni geografiche e della produzione biologica vigenti nell’Unione
  • studi per valutare i risultati delle azioni di informazione e promozione

La promozione potrà riguardare:

  • vini a denominazione di origine protetta
  • vini ad indicazione geografica protetta
  • vini spumanti di qualità
  • vini spumanti di qualità aromatici
  • vini con l’indicazione della varietà

ENTITÀ DEL SOSTEGNO

L’importo del sostegno a valere sui fondi europei è pari al massimo al 50% delle spese sostenute per svolgere le azioni promozionali. Questo sostegno europeo può essere integrato con fondi nazionali o regionali.

IL TIMORASSO A MILANO

Il Timorasso a Milano: Walter Massa e i suoi colleghi per una degustazione

IL TIMORAZZO A MILANO WALTER MASSA


Walter Massa

Il vino dei Colli Tortonesi in degustazione a Milano, giovedì sei luglio. 

Per questo evento i dirigenti del Consorzio tutela vini Colli Tortonesi hanno scelto l’Osteria del Binari per abbinare i loro vini ai piatti della tradizione meneghina, visto che Milano resta uno dei più importanti sbocchi commerciali per la produzione enologica di quella che viene definita terra di mezzo perché compressa tra il Monferrato, il Gavi e l’Oltrepo Pavese. Insomma, questi colli sono una sorta di porta d’ingresso del Piemonte che, però, conta su 2.000 ettari di vigneti, distribuiti nei territori di trenta comuni della provincia di Alessandria, e che producono degli ottimi rossi a base di Barbera e Croatina e dei bianchi pregiati come Cortese e lo spettacolare Timorasso, un vino rilanciato da Walter Massa e diventato ormai un prodotto di culto. Su questi colli, che offrono un paesaggio variegato con saliscendi impervi e scoscesi che tagliano le vigne, la vite è coltivata da secoli, grazie ai monaci benedettini che dopo l’anno Mille costruirono numerosi monasteri per rafforzare l’influenza della Diocesi di Tortona, e cominciare e valorizzare la coltivazione della vite. Disposero una coltivazione a piccole parcelle, custodendo e migliorando quello che rendeva di più: i singoli vigneti tenuti con cura e un podere agricolo costituito con alberi da frutta selezionati, cereali e animali da stalla.


Uve Timorasso

Tra i vitigni allevati nei Colli Tortonesi predominano il Barbera – “un vino su cui dobbiamo investire di più – dice Walter Massa – che occupa una superficie di 1.500 ettari, il Cortese, 150, il Timorasso, 100,  la Croatina  e il Dolcetto, entrambi su 50 ettari. Ma, anche, altri vitigni minori soprattutto autoctoni piemontesi altrettanto significativi: Freisa, Favorita, Cenerina, Bonarda piemontese, Grignolino, Nibiò, Moscato. Insomma, una scelta di nicchia, una varietà ampelografica indigena straordinaria, coltivata a discapito di vitigni internazionali più blasonati. Tanto da poter affermare che nella ricerca e nella custodia di queste produzioni, c’è la volontà di far emergere l’identità inconfondibile del Piemonte”. Quattro le tipologie della Doc Colli Tortonesi: rossi (Rosso, Rosso Frizzante, Rosso Novello, Barbera, Barbera Riserva e Barbera Superiore, Dolcetto e Dolcetto Novello e Croatina, Croatina Riserva, Freisa); rosati (Chiaretto, Chiaretto Frizzante); bianchi (Bianco, Bianco Frizzante, Cortese, Cortese Frizzante, Cortese Riserva e Cortese Spumante, Favorita, Moscato) e il mitico Timorasso, anche Riserva. A queste varietà vanno aggiunte le sottozone Colli Tortonesi Monleale e Colli Tortonesi Terre di Libarna; sottozona Terre di Libarna solo in versione Timorasso  fermo o spumante. 

E, così, chi se ne era dimenticato, giovedì sei potrà riscoprire il vino ottenuto dal Timorasso, vitigno autoctono a bacca bianca coltivato nel comprensorio del Tortonese sin dal Medioevo, diventando il più importante vitigno bianco piemontese. Negli anni ’50, in concomitanza del boom economico e lo spopolamento delle aree agricole, inizia un declino in termini di superficie coltivata che prosegue fino agli anni ’90 quando l’impegno di un gruppo di giovani vignaioli tortonesi ne riscopre l’antica tradizione e intraprende la strada del rilancio. Il pioniere è Walter Massa, che alla fine degli anni ’80 getta le basi per il rinascimento di questo grande vino bianco. Nel primi anni ’90 esce ufficialmente la prima bottiglia di Timorasso e insieme ad essa anche un bel fermento intorno al vino, tanto da convincere altri due produttori tortonesi, Andrea Mutti e Paolo Poggio, a seguire le orme di Walter. E’ un successo tale che nel 2000 entrano in campo altri produttori che si uniscono ai tre pionieri. In questo periodo si comincia ad associare al nome Timorasso l’antico appellativo della città di Tortona, Derthona, per indicare il territorio, il vino e il vitigno che sta diventando il simbolo di Rinascimento nei Colli Tortonesi. Nel 2011 viene inserita nel disciplinare Timorasso la sottozona “Terre di Libarna” per valorizzare l’estremo confine dei Colli Tortonesi, la Val Borbera, dove i vigneti sono coltivati tra i 400 e i 600 metri. Il Timorasso qui è prodotto anche in versione spumante.    

Timorasso, “Le Vieux Beau”, come ci ricorda anche il film di Giovanni Veronesi “Non è un paese per giovani”, di cui il Timorasso è co-protagonista: questo vino “va dimenticato”, perché il vitigno, il terreno e lo stile di vinificazione permettono di lasciare senza paura le bottiglie in cantina, e adeguatamente conservate, assaggiarle anche dopo dieci anni. Tutto questo grazie al terreno ricco di litio, zolfo, calcio, e all’unione dei produttori che puntano sulla qualità  del vino, sottolinea il pioniere Massa. Tant’è che il Timorasso Derthona, insieme al Timorasso Terre di Libarna, a Barbera, Cortese e Croatina costituiscono il grande patrimonio ampelografico su cui tutela il Consorzio dei Colli Tortonesi.  Nato nel 1999, conta 43  aziende associate e dal 2014 è Erga Omnes: rappresenta cioè tutte le aziende che lavorano i 2.000 ettari di vigneto tortonese in questa terra di confine, incastonata tra Lombardia, Liguria e Emilia.

UN DISCO PER FAUSTO COPPI DONATO AL MUSEO DEI CAMPIONISSIMI

 

l’intervista al Sindaco di Novi Ligure Muliere dalla giornalista Carolina al museo dei Campionissimi il pittore Ferrari consegna al delegato CONI Balossino il quadro di Coppi la bici di Fausto Coppi Montecucco e Gatti il fan del Campionissimo elvetico che ha omaggiato il di disco di Coppi 

Un disco per Fausto Coppi

Lunedì 19 giugno 2017 si è tenuta presso il municipio di Novi Ligure una cerimonia di consegna presieduta dal sindaco Rocchino Muliere, il quale ha ricevuto un preziosissimo disco, contenente formati audio nei quali è presente la voce del rinomato ciclista Fausto Coppi, dal signor Benito Gatti.

Questo cultore del ciclismo, ha raccontato di aver ricevuto da un suo conoscente il vinile subito dopo la vittoria del “Campionissimo” a Lugano, durante i XXVI campionati del mondo di ciclismo su strada del 1953. Si ritiene molto soddisfatto di poter donare alla comunità novese un dono tanto singolare quanto importante.

Al sindaco abbiamo chiesto:

Quale è la sua opinione circa questa iniziativa?

La reputo un’ottima iniziativa e ringrazio chi dimostra questo attaccamento verso la nostra città.

Grazie all’appassionato di ciclismo Benito Gatti, abbiamo ottenuto un cimelio estremamente importante: un disco edito nel 1961 dalla “Gazzetta dello sport”, nel quale sono incisi spezzoni di interviste fatte tra il 1939 e il 1956 a Fausto Coppi; aggiungerlo alla collezione del museo “Dei Campionissimi” è un gesto altrettanto significativo. A livello nazionale, il nostro è uno dei musei più celebri per quanto riguarda l’ambito sportivo e, ogni volta che si arricchisce di un “pezzo” che concerne la storia “de cuius” campione, che ci riporta alla sua memoria, per noi e per la città è assolutamente rilevante.

Nel 2019 riusciremo a far arrivare una tappa del giro qui a Novi?

Il nostro intento è quello di fare in modo che nel 2019, in onore del centenario della nascita di Fausto Coppi, si abbia un anno ricco di attività che rendano omaggio alla sua vita e alle sue vittorie più significative.


Nella sala di rappresentanza erano presenti anche il dirigente comunale dell’ufficio sport, Roberta Nobile, l’ingegnere Francesco Melone, presidente dell’Unione Nazionale Veterani dello Sport ( U.N.V.S. ) sezione Costante Girardengo, Fabio Massari, giornalista sportivo della commissione e Bruna Balossino, delegata del Comitato Olimpico Nazionale Italiano ( C.O.N.I. ).

Francesco Melone ha brevemente raccontato ai presenti in sala cosa si intende per Unione Nazionale Veterani dello Sport e quali sono gli obiettivi di questa associazione. Con la sigla U.N.V.S. si indicano tutti coloro, di sesso maschile e femminile, che avendo compiuto il trentesimo anno d’età, abbiano militato per almeno cinque anni in seno ad una Federazione sportiva, nell’ambito del C.O.N.I., quali atleti, dirigenti, ufficiali di gara, cronometristi, medici dello sport e tutte quelle persone che abbiano comunque operato nel campo dello sport. Il limite di età non è richiesto per gli atleti che abbiano conquistato titoli o primati olimpici, nazionali o mondiali. L’ammissione può essere richiesta anche da coloro che, pur non avendo raggiunto il trentesimo anno di età, abbiano subito, per cause sportive, un’invalidità fisica. Possono essere soci anche le Società sportive o le Associazioni sportive in persona del loro legale rappresentante. Le finalità di questo gruppo sono: tenere vivo lo spirito e la passione per lo sport, fonte dei più puri ideali nel ricordo delle glorie del passato, per l’affermazione della fulgida tradizione italiana; sviluppare i vincoli di fratellanza fra tutti gli sportivi; riunire tutti i Veterani dello sport al fine di essere sprone e guida ai giovani, che si dedicano o si avvicinano allo sport con l’esempio, la disciplina e la propria competenza, alimentando la passione, promuovendo iniziative promozionali a carattere organizzativo, di stampa ed affini, per le migliori fortune dello sport italiano; collaborare con il C.O.N.I., con le sue singole Federazioni, con le Discipline Sportive Associate, con gli enti locali, sportivi e turistici, con le scuole pubbliche e private, offrendo patrocinio ed organizzazione, d’intesa con le competenti Federazioni, con particolare riguardo allo sport giovanile, attraverso attività di natura scientifica finalizzata alla conoscenza e all’approfondimento del fenomeno sportivo sul piano teorico e pratico; prestare solidarietà in favore dei colleghi veterani ed aiuti ai soci che si trovino in difficoltà; promuovere rapporti internazionali con Associazioni similari straniere, valorizzando così l’ideale sportivo come mezzo di coesione e di solidarietà tra i popoli.

Per concludere, ha insistito sul fatto che questa associazione sia nata per i giovani, per insegnare loro che lo sport non deve essere visto come una competizione, bensì come una forma di rispetto, un modo per imparare il significato di “collaborazione” e per divertirsi tutti insieme.

Infine, presso il museo “Dei Campionissimi” è avvenuta la consegna ufficiale del disco in vinile, dal suo originario detentore a Roberta Nobile. Il tutto con la prima bici di Fausto Coppi come sfondo.

Carolina Murini

GIRO 100: LE IMPRESSIONI DEI PROTAGONISTI ALLA VIGILIA DELLA PARTENZA

GIRO 100: LE IMPRESSIONI DEI PROTAGONISTI ALLA VIGILIA DELLA PARTENZA

Le ultime conferenze stampa delle squadre che parteciperanno al Giro 100 si sono svolte oggi. Tra i top riders in gara hanno parlato il velocista colombiano Fernando Gaviria ed alcuni dei pretendenti alla classifica generale come il lussemburghese Bob Jungels, il francese Thibaut Pinot, il colombiano Nairo Quintana, il gallese Geraint Thomas e lo spagnolo Mikel Landa.

Alghero, 4 maggio 2017 – Le conferenze stampa finali delle squadre che parteciperanno al Giro d’Italia edizione 100, in programma dal 5 al 28 maggio ed organizzato da RCS Sport / La Gazzetta dello Sport, si sono svolte oggi, alla vigilia della prima tappa.

Uno dei grandi favoriti alla vittoria finale e già vincitore del Giro d’Italia, Nairo Quintana (Movistar Team), ha dichiarato: “Non so se è possible vincere Giro e Tour nello stesso anno. È la prima volta che ci provo, ma prima devo vincere il Giro. Ho grandi ricordi della mia prima partecipazione anche perché l’ho vinto. Non potevo mancare a questa edizione speciale. É il centesimo Giro, è storico. Ci sono più grandi squadre rispetto al solito. Questo cambia la dinamica della corsa. Ci sono anche più corridori di classifica della mia generazione. Nella quarta tappa sull’Etna avremo già una fotografia più chiara dei protagonisti. La settimana decisiva sarà però l’ultima e spero di ottenere il miglio risultato possibile.”


Il Team Sky è una delle squadre con due capitani al Giro. Il gallese Geraint Thomas, ha dichiarato: “Essere il leader della squadra in un grande giro è una delle sfide più grandi della mia carriera. È andata abbastanza bene finora ma tante cose possono succedere. Abbiamo una squadra molto forte. Non vedo l’ora di cominciare. Il fatto che sia la 100a edizione non influenzerà particolarmente la mia condotta di gara. Ha influito sicuramente nella scelta del percorso ma in corsa vivrò giorno per giorno e tenterò di sfruttare ogni opportunità di far bene. Il livello del gruppo è molto alto, così come il percorso. Non mi sento vecchio. L’età è solo un numero. Gli anni sulla pista mi hanno lasciato abbastanza fresco. Sono pronto per un paio di stagioni in bici più della media. Quintana e Nibali hanno vinto questa corsa precedentemente. Sono favoriti sugli altri. Io e Landa abbiamo una chance ma non siamo di quel livello. Non siamo i favoriti, dunque correremo in modo diverso rispetto a come facciamo di solito al Tour de France.”


Alla sua prima partecipazione al Giro d’Italia, il francese Thibaut Pinot (FDJ), tra i favoriti alla vittoria finale, ha dichiarato: “Ho trascorso un paio di giorni difficili dopo il Tour of the Alps. Sono stato giù di morale a causa della tragica morte di Michele Scarponi. Lo apprezzavo molto. Ho anche avuto problemi ad allenarmi per il maltempo. Questa è la mia prima partecipazione al Giro d’Italia. Forse avrei bisogno di correrlo più volte prima di poter vincerlo. Esco da due delusioni al Tour de France per la classifica generale, anche se avevo deciso di correre il centesimo Giro lo stesso un anno e mezzo fa. Il mio principale avversario sono io: rischio sempre di avere una giornata no. Conosco i miei rivali, gareggiamo insieme da qualche anno. Il clima non dovrebbe essere un problema, a meno che ci siano 50 gradi. Spero di non cadere e di non ammalarmi. Tutti dicono che Quintana è il favorito. Dietro di lui siamo più o meno dieci corridori dello stesso livello.”


Il giovane velocista colombiano Fernando Gaviria (Quick-Step Floors), al suo primo Giro, ha dichiarato: “Mi sento un po’ nervoso perché una corsa di tre settimane è una nuova avventura per me, ma sono anche molto entusiasta. Tra i velocisti al via André Greipel è quello con più esperienza ed anche il corridore che ha l’albo d’oro più importante.Tutti i velocisti hanno la stessa ambizione: vincere. Ho fatto un buon mese di allenamento in Colombia prima dal Giro. L’obiettivo della Maglia Rosa alla fine della prima tappa è uno stimolo in più ma il mio vero obiettivo è di arrivare a Milano e finire il mio primo grande giro.”


La Maglia Bianca della scorsa edizione, Bob Jungels (Quick-Step Floors), ha dichiarato: “L’anno scorso ho fatto un grande passo avanti (vincendo la Maglia Bianca). La vittoria finale in un grande giro sarebbe un’altro passo importante. Ho preparato il Giro al cento per cento ma non mi considererei tra i grandi favoriti. Non ho corso tanti grandi giri come ad esempio Vincenzo Nibali. Il Giro dell’anno scorso non era facile ma ci sono più salite quest’anno, di cui alcune da leggenda. Non ho paura, non partirei al meglio se ne avessi. La durezza di una corsa la fanno i corridori. La prima crono può rendere interessante la corsa con corridori come Dumoulin, Dennis ed io.”

RIUNIONE DEI QUADRI DELL’ENTE C.S.A.In.

giacomo-crosa-con-un-delegatoi-delegati

Csain a Verona, febbraio 2017.

Verona vitale, la costante d’una città che in ogni angolo, a qualunque epoca a qualunque stile appartenga, è sempre contemporanea, tutta egualmente moderna’.

In un giorno di sole, a Verona, andiamo dall’aeroporto Valerio Catullo all’albergo West Point, per i lavori di Consiglio Nazionale e quadri territoriali Csain. Tre minuti di taxi per ventiquattr’ore d’analisi, a riflettere, discutere, cercare il percorso del futuro, negli ambiti che il Coni ha previsto per il sistema degli enti di promozione sportiva. Il presidente Fortuna ha voluto la riunione e l’ha diretta e coordinata: ha ascoltato, con Consiglio e Giunta (che è stata eletta). ragioni e proposte del territorio, di provincie e regioni.

Idee e proposte dei dirigenti territoriali sono stati incisivi ed utili, per lo sport per tutti e per l’organizzazione dell’attività, soprattutto per farne base di competizioni provinciali, regionali e interregionali, e, poi, di quelle nazionali. E’ emersa l’utilità d’un censimento, puntuale e costante, dell’iniziative delle asd Csain, per inserirle nel portale Coni, secondo le regole, e per farne, appunto, il basamento del nostro sport, che è sport sociale, di lavoratori e famiglie, secondo la nostra cultura originaria. Recupero capillare di queste tradizioni, per andare avanti, per continuare ad essere avanguardia: come nell’apologo di Menenio Agrippa, da Giacomo Crosa, alessandrino e presidente onorario dell’Ente, la raccomandazione di saper capire il sentiero che ci appartiene, partendo dal dialogo e dall’ascolto dei ‘vasi capillari’, perché il contributo territoriale offre la visione e la prospettiva delle nuove esigenze, per uno sport per la salute, per fare del tempo libero patrimonio per viver meglio, per uscire dalla logica di tirare a campare, della sopravvivenza da un anno all’altro.

(Davide Michels)

 

PROPONIAMO LA VERDURA DI STAGIONE CAVOLI CUCINARLI NEL MIGLIORE DEI MODI

 

PROPONIAMO LA VERDURA DI STAGIONE CAVOLI CUCINARLI NEL MIGLIORE DEI MODI

Catone racconta che fra gli ortaggi è il primo di tutti per le sue virtù terapeutiche straordinarie. Secondo il garante dei più sani valori della società contadina dell’antica Roma, quando la Brassica oleracea (il nome latino del cavolo), non risultava efficace, l’unica strada percorribile rimaneva la magia. 

Un ortaggio – spiega –  nei pochi frammenti rimasti del suo “De agri cultura”, non solo adatto a tutte le stagioni ma in grado di curare tutto: dal mal di testa alle ferite più superficiali. Se consumato crudo, consente all’organismo di assorbire meglio l’alcool. Il cavolo è stato un protagonista indiscusso della medicina popolare romana, fondata sui rimedi naturali di cui Catone era portavoce, da contrapporre alla scienza medica, allora ben coltivata soprattutto dai Greci.

Ma questo robusto ortaggio è stato anche un alimento fondamentale dell’alimentazione. Tante delle varietà attuali di cavolo, originarie dell’Europa, sono state probabilmente sviluppate in Italia dai contadini della Roma antica. Fin dai tempi più remoti si trovavano tre varietà principali di cavolo, la cui stagionalità ha sempre coperto l’intero arco dell’anno: cavolo cappuccio, cappuccio rosso, cavolo verza o di Milano. Oggi esistono anche cavoli per un uso ornamentale per le belle foglie colorate di lilla, viola ametista o rosso salmone di alcune varietà. Prima di acquistarli è sempre bene osservare che abbiano foglie  fresche e che siano ben sodi. Tutta la grande famiglia delle Crucifere – a cui appartiene il cavolo – rappresenta una buona fonte di fibra alimentare e di sali minerali. In generale il cavolo e i suoi discendenti aiutano il buon funzionamento della tiroide e contengono sostanze antitumorali, antibatteriche e antivirali.  Il metodo più diffuso per cucinarlo è sempre stato la semplice bollitura.

Oggi, però, diversi nutrizionisti consigliano di non bollirlo, ma di stufarlo direttamente nell’olio extra vergine di oliva, per non far perdere le sue proprietà, preziose alleate delle difese immunitarie. Lo sgradevole odore che emana durante la cottura è dovuto, invece, alla presenza dello zolfo, contenuto in discrete quantità nei suoi tessuti. Per allontanarlo basta un piccolo stratagemma: l’uso del limone durante la cottura. Forse non tutti sanno che l’Italia è il quarto Paese produttore al mondo di cavolfiore (8% della produzione mondiale), dopo la Cina, l’India e la Francia. In generale quella delle Crucifere è una storia che testimonia molto bene secoli di sperimentazione della loro coltivazione in diverse parti dell’Europa e, a volte, del mondo e la loro successiva accettazione quasi ovunque. Sappiamo che nel corso dei secoli i contadini hanno sempre selezionato le verdure. Nel caso del cavolo, però, questo ortaggio ha dato vita (oltre a modi di dire usati prima dai contadini e poi trasferiti nel linguaggio quotidiano) ad una tale varietà da renderne, oggi, difficilmente riconoscibile l’affinità con la famiglia d’origine.

Partendo dal precursore, il piccolo cavolo selvatico, che cresce ancora in alcune zone costiere dell’Inghilterra e della Francia, i romani ottennero, ad esempio, i broccoli. Un ortaggio molto amato soprattutto dalle donne perché oltre al sapore gradevole, il broccolo ha pochissime calorie (27 per 100 grammi). Nell’Europa del nord, i contadini selezionarono invece gli attuali cavoli cappucci bianchi e verdi, compatti e resistenti al freddo. In Toscana da tempo è stato riscoperto il “cavolo nero”, particolarmente adatto per essere cucinato in zuppe oppure stufato. Del resto gli ortaggi, più di ogni altro alimento sembrano ispirare gli chef con la loro varietà. Lo sa bene Beppe Barone, sapiente e raffinato chef della Fattoria delle Torri a Modica che propone per i lettori di Cronache di Gusto una semplice e gustosa ricetta da lui battezzata “tre cavoli in …consistenti” per affrontare meglio il freddo di questo inverno.

Ecco gli ingredienti:

  • Un cavolo vecchio di rosolini
  • un cavolo trunzo
  • un cavolo verza
  • tre rametti di timo serpillo
  • un rametto di maggiorana
  • due patate viola
  • uno scalogno
  • pepe di Sechuan
  • uno spicchio di aglio di Nubia
  • 100 grammi di formaggio blu del Monviso
  • 50 grammi latte intero fresco
  • olio evo
  • sale marino a fiocchi q.b.

Procedimento
Mondare e pulire le verdure. Del cavolo verza prendere le foglie centrali in modo che, sbianchite qualche minuto e poi passate in acqua e ghiaccio, saranno i nostri contenitori della farcia. Teniamole, quindi, da parte. Col cavolo trunzo e le patate viola sbucciate, faremo una mirepoix che condiremo separatamente. Il cavolo trunzo lo saltiamo in una padella antiaderente con olio evo dove avremo fatto profumare l’aglio e condito con il timo, mentre  le patate li salteremo sempre in padella con lo scalogno e condiremo con la maggiorana, su entrambi metteremo un po’ di pepe macinato all’istante. Del cavolo vecchio vanno prese le foglie tenere, sbianchite e tuffate in acqua gelata, quindi vanno frullate con olio evo e passate al setaccio finissimo. Il formaggio va sciolto a bagnomaria con qualche cucchiaiata di latte intero fresco. Farciamo le nostre cupolette di verza con le patate, il cavolo trunzo e qualche cristallo di sale. Passiamo in forno a 150°C per 4 minuti, intanto prepariamo i piatti piani dove stenderemo delle scie di cavolo vecchio, adagiamo le cupolette e finiamo  con il formaggio fuso messo su un lato della cupoletta.
      
La famiglia delle Cruciferaeper le loro diverse caratteristiche morfologiche si distinguono in diversi tipi. Ecco i più comuni
Cavolo cappuccio (Brassica oleracea capitata)
E’ un ortaggio generoso per tutto l’anno. E’ caratterizzato da foglie lisce, di colore verde pallido, lucide e così serrate l’una sull’altra da formare una palla compatta. Insieme alla verza rappresenta una buona fonte di vitamina C, ma solo se consumato crudo. E’ anche un antiossidante naturale contro i radicali liberi.

Cavolo verza o di Milano (Brassica oleracea capitata)

Si trova soprattutto in autunno. Ha foglie aperte di colore verde scuro all’esterno che diventano sempre più chiare man mano che si va verso il “cuore”. Nella cucina meneghina i cavoli sono l’elemento base della cassola. Contiene vitamina C, vitamina A e K.

Il cavolo rapa (Brassica oleracea gongyloides)

E’ il più curioso della famiglia delle Crucifere. Il cavolo rapa è costituito da un grosso gambo commestibile che raggiunge la sua perfezione quando il suo diametro raggiunge gli 8 cm. circa. Probabilmente ha avuto origine da un incrocio fra la rapa bianca selvatica e il cavolo selvatico.  Le foglie contengono molte vitamine e si possono usare stufate per insaporire frittate e minestre.

Cavoletti di Bruxelles (Brassica oleracea gemmifera) 

Sono verze in miniatura. Prendono il nome dalla città, sede del Parlamento europeo perché per la prima volta furono coltivati proprio nel Belgio. Sono ottimi quando hanno foglie piccole, compatte, di un verde brillante. Si raccolgono da ottobre fino a tutto febbraio, ma il prodotto di migliore qualità lo si ha dopo il verificarsi di alcune gelate. La loro raccolta si effettua quando il loro diametro è di circa 2,5 centimetri. Resistono bene al freddo e si adattano a tutti i tipi di terreni.

Il Cavolfiore (Brassica oleracea botrytis)

Si trova dall’autunno alla Primavera.E’ stato costantemente migliorato da tante selezioni. La sua freschezza si riconosce dalle cimette che devono essere compatte e bianche, senza macchie. E’ ricco di calcio e di bromuro, una sostanza sedativa che favorisce il sonno. 

Cime di rapa

Insieme alle orecchiette rappresentano il piatto tipico del tacco d’Italia. Si trovano a novembre e sono ricche di sali minerali e di acido folico. Sono coltivate anche negli Stati Uniti e in Australia.

Cavolo viola

E’ un incrocio tra cavolo broccolo e cavolfiore comune. In Sicilia è presente il Violetto di Sicilia, prodotto alle pendici dell’Etna. E’ ricco di benefici per la salute grazie anche alla presenza di antiossidanti. Il colore violetto di questa varietà di cavolfiore è dovuto proprio alla presenza di antociani, sostanzeche sono in grado di ridurre i danni provocati dall’azione dei radicali liberi. 

Cavolo delle vacche

Rappresenta la specie più vicina al cavolo selvatico. Ha foglie ricciute e un sapore piccante. Viene venduto nel Nordeuropa come erbette invernali perché si puo raccogliere dopo le grandi gelate che fanno morire le piante meno resistenti. 

I cavoli broccoli calabresi

Si tratta di una varietà molto pregiata che differisce di poco dal cavolfiore. Ha un colore verde intenso. Le foglie sono meno ampie e numerose del cavolfiore. Con l’arrivo della primavera, le cimette rossastre o verdi si allungano e perdono consistenza a favore dei fiori che incominciano ad apparire. Gambi o foglie avvizziti indicano che l’ortaggio non è fresco. Può essere consumato bollito, fritto, arrostito o cotto al vapore. Può essere usato anche come contorno o come piatto principale nella preparazione di zuppe di verdura. A seconda dei gusti e degli usi locali, si può unire a striscioline di prosciutto, olive snocciolate e pancetta.   

CRESCITA DEI NOSTRI SPUMANTI CHIUDERANNO L’ANNO ARRIVANDO 1,2 MILIARDI DI EURO

CRESCITA DEI NOSTRI SPUMANTI CHIUDERANNO L’ANNO ARRIVANDO 1,2 MILIARDI DI EURO

tre-bicchierite e la bottiglia di spumante

L’export dei nostri spumanti, secondo le stime di Wine Monitor-Nomisma, chiuderà l’anno arrivando al record di 1,2 miliardi di euro. 

Al contrario, la Francia dovrebbe attestarsi sui 2,7 miliardi, in leggera flessione (-1%) rispetto al 2015 e la Spagna a 415 milioni di euro (-3%). Wine Monitor fa il punto sulle vendite all’estero degli spumanti italiani, evidenziando come l’Italia abbia ridotto le distanze con la Francia, mettendo a segno una crescita a valore superiore al 25%, a fronte di una leggera flessione degli ‘sparkling’ d’oltralpe (-1%). Tutto merito del Prosecco che dovrebbe chiudere l’anno con il vento in poppa, trascinando così al rialzo tutta la categoria, al contrario del più blasonato Champagne che invece terminerà con gli stessi valori di export dell’anno precedente (con una riduzione a cavallo dell’1%), così come il Cava spagnolo che arretrerà di qualche punto percentuale (-3%).

“In alcuni tra i principali mercati mondiali, gli spumanti italiani mettono a segno crescite nell’export a fronte di cali dei principali concorrenti” sostiene Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma. Non solo cresciamo più dei francesi nell’export, ma sono gli stessi cugini d’oltralpe ad aumentare gli acquisti dei nostri spumanti. “Tra il 2010 e il 2015” – continua Pantini – “l’export degli spumanti Dop italiani verso la Francia (al netto dell’Asti) è praticamente decuplicato, passando da meno di 4.000 a quasi 46.000 ettolitri, per un controvalore superiore ai 15 milioni di euro”. La tendenza sembra ulteriormente rafforzarsi nell’anno in corso: le esportazioni in Francia di spumanti Dop nei primi 9 mesi del 2016 evidenziano un’ulteriore crescita in volume dell’80%, superando già per questo periodo (e ancora prima delle festività di fine anno) i 55.000 ettolitri. Insomma, la moda dello Spritz ha contagiato i francesi e il Prosecco ne cavalca l’onda.

RIPRESA DEI CONSUMI INTERNI LIEVE AUMENTO DELL’EXPORT IL 2016 DEL VINO ITALIANO FINISCE BENE

RIPRESA DEI CONSUMI INTERNI LIEVE AUMENTO DELL’EXPORT IL 2016 DEL VINO ITALIANO FINISCE BENE

Ripresa dei consumi nel mercato interno per il vino di qualità; leggera crescita dell’export; dematerializzazione dei registri e approvazione del Testo Unico della Vite e del Vino. 

Sono questi alcuni punti del bilancio estremamente positivo, sia sul fronte organizzativo sia politico, presentato ieri dal presidente di Unione Italiana Vini, Antonio Rallo, all’ultimo Consiglio Nazionale Uiv dell’anno. Proprio sull’approvazione del Testo Unico, il Vice Ministro dell’Agricoltura Andrea Olivero nel corso del suo intervento ha detto: “È nato per merito della collaborazione tra i soggetti della filiera produttiva, di cui Unione Italiana Vini è autorevole espressione. Grazie al suo operato, questo lavoro è stato possibile in un tempo relativamente breve. Uiv, in questi anni, non ha tutelato solo gli interessi dei propri associati ma ha portato avanti le istanze di tutto il mondo vitivinicolo italiano. Questo coraggio nell’interpretare e proporre un’idea virtuosa di ‘bene comune’, è stato indispensabile per formulare una legge corretta e completa. UIV rappresenta, in sintesi, un soggetto economico conscio della propria responsabilità nei confronti del comparto e un vero motore del vino italiano, di cui l’Italia ha veramente bisogno” ha concluso Olivero.

“Con 60 nuovi soci e l’ingresso del Movimento Turismo del Vino in Unione Italiana Vini – ha commentato il presidente di Uiv, Rallo – abbiamo toccato quest’anno un record di adesioni che premia il lavoro promosso da tutto il Consiglio Nazionale. Tra i grandi traguardi raggiunti nel 2016, è significativo il rafforzamento del nostro ruolo di rappresentanza nazionale ed europea: uno scenario positivo per la Confederazione, proiettata, grazie alle ultime novità introdotte dal Testo Unico, verso un programma concreto di modernizzazione del settore”.

Alla consueta serata degli auguri che ha anticipato l’ultimo Consiglio Uiv dell’anno, hanno partecipato rappresentanti delle Istituzioni italiane e straniere, confermando l’amicizia e la stima nei confronti di Unione Italiana Vini, sempre più solido e apprezzato riferimento del mondo del vino a livello nazionale. Tra i presenti, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha commentato: “Il vino è cultura e rappresenta una parte importante della nostra tradizione. In questi termini va approcciato e raccontato, per proporre un modello di consumo consapevole, rispettoso dei valori nobili che questo comparto, da sempre, esprime. Unione Italiana Vini si muove proprio in questa direzione e, da qui, nasce il sostegno che il Ministero della Salute sta dando ai progetti di educazione alla responsabilità nel consumo di vino fino ad ora proposti da Uiv”.

Per quanto riguarda il dettaglio dei consumi interni, si registra che nella Gdo sono cresciuti per il vino di qualità (fino a 0,75 l) del 3,8% a valore e dell’1,7% a volume (Fonte dati Iri – novembre 2016). Anche il canale Horeca fa rilevare un incremento delle vendite del 7,5% a valore e del 7% a volume (proiezione fine anno su dati Osservatorio del Vino). Il dato dell’export relativo al periodo Gennaio – Settembre vede una crescita del 3,3% a valore e del 1,4% a volume, trainato dal Prosecco (dati Osservatorio del Vino). Se si mantenesse tale trend, il valore delle esportazioni a fine anno potrebbe superare la soglia dei 5,5 miliardi di euro.