IL SOMMELIER DEL FUTURO E’ DONNA

Il sommelier del futuro è donna. E sorprende con abbinamenti vino-cibo

“Il sommelier del futuro è donna, scommette sugli abbinamenti vino-cibo, sa sorprendere e parla al cuore”: è questa la tendenza emersa nel corso del convegno “La Vite è Donna: dal Barolo al Nero d’Avola”, organizzato dalle Donne del Vino a Portopiccolo, centro turistico sulla costa friulana. 

Qui 80 Donne del vino di tutta Italia hanno presentato 160 etichette in una degustazione nel Pavillon vicino al lungomare che ha richiamato numerosi appassionati di vino, professionisti, giornalisti. L’organizzazione è stata a cura della delegazione Le Donne del Vino Friuli Venezia Giulia, guidata da Cristiana Cirielli. Al taglio del nastro anche la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani: “È la più grande degustazione al femminile mai realizzata”, ha commentato.

La degustazione è stata preceduta da un convegno in cui si è parlato di maitre e sommelier al femminile. Le proposte emerse sono tre: scegliere il vino con il cibo, introdurre gli abbinamenti nei menu e proporli in sala con il servizio al bicchiere. A lanciarle la presidente delle Donne del Vino Donatella Cinelli Colombini: “Le donne sono circa il 30% dei sommelier italiani e continuano ad aumentare nei corsi per chi assaggia e serve il vino così come fra gli studenti delle scuole alberghiere. Tuttavia la presenza femminile fra chi si occupa del vino nelle sale dei ristoranti è ancora scarsa specialmente fra i ‘main chef sommelier’ cioè i manager di strutture grandi. Per il sommelier Gianluca Castellano “l’abbinamento non è solo tecnica: è anche emozione. Quindi bisogna concentrarsi soprattutto sugli abbinamenti che sorprendono recuperando anche l’importanza dell’aroma e della contrapposizione per arrivare a toccare anche il cuore”.

IL CONSORZIO PENSA AL FUTURO SENZA TRALASCIARE IL MERCATO INTERNO

IL CONSORZIO PENSA AL FUTURO SENZA TRALASCIARE IL MERCATO INTERNO

La produzione vinicola del Piemonte nel 2016 si è attestata a 2,54 milioni di ettolitri con un leggero incremento rispetto al 2015 del 3%. In totale è solo il 5% della produzione nazionale, ma quasi il 18% delle esportazioni complessive italiane a dimostrazione di una sempre maggiore vocazione del Piemonte al’export dei suoi vini di pregio.  Dal 2011 ad oggi un ruolo fondamentale nell’internazionalizzazione dei vini piemontesi è stato svolto dal Consorzio Piemonte Land of Perfection che, con l’aiuto in primis della Regione Piemonte, ha rappresentato e rappresenta uno strumento fondamentale e necessario per affrontare le nuove sfide della globalizzazione. Composto da 10 consorzi di tutela piemontesi (Consorzio dell’Asti, Consorzio del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, Consorzio della Barbera d’Asti e dei Vini del Monferrato, Consorzio del Gavi, Consorzio del Brachetto d’Acqui, Consorzio del Roero, Consorzio del Caluso Carema e Canavese, Consorzio della Freisa di Chieri e Collina Torinese, Consorzio dell’Alta Langa, Consorzio dei Colli Tortonesi e la Vignaioli Piemontesi) da cinque anni a questa parte ha creato e crea sinergia con altre produzioni agroalimentari di eccellenza ed ora ha come obiettivo quello di unirsi per conquistare ancor più facilmente il pubblico straniero, come conferma l’assessore all’agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero: “Il vino è il nostro primo biglietto da visita, un testimonial eccezionale della cultura, del territorio, dei prodotti, della tradizione e della storia del Piemonte, ma non è l’unico. Insieme al vino ci sono le nocciole, i formaggi, il tartufo e molto altro. Unendo tutto si compete non singolarmente, ma in sinergia”.


(Giorgio Bosticco)

Di questo e delle iniziative che vedranno “Piemonte Land of Perfection” impegnato nel mercato interno e in quelli esteri, si è parlato ieri a Palazzo Brancaccio a Roma, in occasione della presentazione del calendario che questo maxi consorzio prevede di attuare nel 2017.  Piemonte Land of Perfection promuove le caratteristiche, i pregi e i vini di ciascuna zona e di ciascun consorzio che ne fa parte, nel rispetto delle singole peculiarità facendo leva su un patrimonio di 43.500 ettari, 18.000 aziende e un valore complessivo che solo nel settore export raggiunge quasi il miliardo di euro.


(Ezio Rivella al centro)

Il Presidente di Piemonte Land, Giorgio Bosticco, ha così argomentato gli obiettivi da raggiungere nel prossimo anno: “Dobbiamo mirare a far conoscere le nostre colline, i nostri paesaggi, la nostra viticoltura a molte più persone di quelle che già ci conoscono. Possiamo partire dal vino che è un prodotto eccezionale per raccontare un intero territorio affinchè cresca la nostra economia grazie soprattutto al turismo che ha un indotto fondamentale per la sopravvivenza di moltissime zone che negli ultimi anni con l’incremento e la destagionalizzazione del flusso turistico hanno tirato un sospiro di sollievo” ed ha proseguito “ci aspetta un 2017 ricco di eventi, di promozione, di fiere e attività all’estero per farci conoscere. Nel nome dei più grandi portiamo avanti anche le aziende medie e piccole. Questo è l’obiettivo di Piemonte Land e abbiamo deciso di partire proprio da Roma, quale prima tappa di questo percorso che ci porterà nel prossimo anno a Bordeaux, Hong Kong, Londra e poi Corea e Stati Uniti”.

Anche l’enologo e manager Ezio Rivella presente ieri a Palazzo Brancaccio ha confermato che l’unione dei consorzi piemontesi è importante e alla base del successo di tutta la Regione ed ha aggiunto: “Dietro il vino c’è una risorsa preziosissima che è quella umana e la capacità dell’uomo deve essere quella di produrre qualità usando le tecnologie migliori. Quest’anno in Piemonte abbiamo avuto la vendemmia migliore del secolo, già quella del 2016 è stata buona, ma quest’anno le Barbera avevano una quantità di acini di gran lunga superiori a quelli dello scorso anno e soprattutto buoni, con una gradazione di circa 14 – 15 gradi alcolici come non si vedeva da tempo. Questo è un anno speciale, bisogna approfittarne e comunicarlo a tutto il mondo”.

I mercati internazionali ai quali Piemonte Land of Perfection si rivolgerà saranno principalmente i paesi asiatici e la Russia che sono fino ad ora i meno presenti nella lista dell’export, senza tralasciare l’Europa e gli Stati Uniti che sono sicuramente già “clienti”, conoscitori ed estimatori dei prodotti e dei vini piemontesi, ma possono e devono crescere ancora di numero. A proposito di Stati Uniti John Roberts, esperto comunicatore all’estero dei vini piemontesi ha espresso la sua opinione in merito al mercato statunitense facendo la differenza tra le due coste oceaniche. Su quella est infatti c’è un target molto giovane di americani amanti dell’Italia e dei prodotti italiani, desiderosi di scoprire quanto di nuovo l’Italia ha da offrire. Sula costa ovest invece, quella californiana, c’è maggiore competizione sui vini perché anche nei ristoranti italiani gli americani chiedono vini californiani e quindi la penetrazione dei vini piemontesi in questo mercato sarà più complicata e faticosa, ma non impossibile.

Con queste premesse e con il motto de “l’unione fa la forza”, Piemonte Land of Perfection si appresta ad affrontare un 2017 ricco di eventi, promozione del territorio e strategie da proporre alla Regione e all’Europa per raggiungere gli obiettivi prefissati. L’incontro a Palazzo Brancaccio di ieri è stato solo la prima occasione per mostrare il format che sarà esportato all’estero come combinazione vino – cucina – prodotti – paesaggi. Ieri infatti alla presentazione è seguito un pranzo con degustazione di eccellenze piemontesi di cui ambasciatore è stato lo chef Maurilio Garola del Ristorante La Ciau del Tornavento. Dieci tavoli, dieci vini uno per ciascuno dei dieci consorzi che fanno parte del brand Piemonte Land of Perfection.

Un futuro per AMATRICE

Un futuro per Amatrice

Nei menù del mondo,un anno di amatriciana per la ricostruzione

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«In tutto il mondo, attraverso questo piatto simbolo della storia gastronomica di Amatrice, speriamo di poter diffondere anche i valori di solidarietà e condivisione propri della cultura contadina da cui nasce». Carlo Petrini, presidente di Terra Madre e Slow Food, avvia una campagna di solidarietà per sostenere le popolazioni colpite dal terremoto e pensare già da oggi al loro futuro. Aderiamo alle iniziative spontanee nate in queste ore in Italia e rilanciamo «chiamando in causa i ristoratori di tutto il mondo per un anno intero. Speriamo in questo modo che l’attenzione non svanisca e vada oltre l’onda emotiva del momento: superiamo l’emergenza e iniziamo già da oggi la ricostruzione. Chi ha vissuto questo dramma deve poter ritrovare la normalità il prima possibile, i fondi destinati devono essere durevoli e la raccolta costante». Con un futuro per Amatrice (#unfuturoperamatrice) chiediamo ai ristoratori di tutto il mondo di inserire in carta il piatto simbolo della città colpita e di tenerlo per almeno un anno. E ai clienti chiediamo di sceglierlo. Per ogni amatriciana consumata verranno devoluti due euro, uno donato dal ristoratore, uno dal cliente. I fondi raccolti saranno direttamente versati al Comune di Amatrice. Intanto, nell’immediato, l’invito è di scegliere i prodotti alimentari e agricoli che arrivano dalle aree colpite per sostenere l’economia locale. La rete internazionale di Slow Food si è già messa all’opera per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere quante più adesioni possibili.

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L’iban del Comune di Amatrice per il versamento è: IT 28 M 08327 73470 000000006000

Causale: Un futuro per Amatrice

Adesioni ristoratori: unfuturoperamatrice@slowfood.it

L’elenco dei ristoratori aderenti su www.slowfood.it 

#unfuturoperamatrice

IL CIBO DEL FUTURO E QUELLO DEL PRESENTE?

 IL CIBO DEL FUTURO PRESENTATO ALL’EXPO MILANO 2015 IL PANINO “CROCOBURGER” CON CARNE DI COCCODRILLO

E IL FAMOSO PANINO “LAMPREDOTTO”

DUE REALTA’ IN ATTESA DEI VOSTRI COMMENTI

 

 

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A EXPO MILANO 2015 IL “CROCOBURGER”, IL PANINO CON CARNE DI COCCODRILLO

Si chiama “Crocoburger”, è il panino farcito con carne di coccodrillo e da oggi è possibile assaggiarlo a Expo Milano 2015, nel padiglione dello Zimbabwe, all’interno del Cluster dei Cereali e dei Tuberi.

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Le carni arrivano direttamente dal Paese africano, da allevamenti controllati nelle vicinanze del lago Kariba, e vengono macellate al terzo anno d’età per far sì che rimangano tenere e gustose. Il colore è chiaro, il sapore dolciastro, simile al pollo: sino ad oggi lo Zimbabwe ne ha importate una tonnellata. “In tutto il mondo si mangia il coccodrillo – spiega Georges El Badaoui, Console dello Zimbabwe a Milano – e anche in Europa è considerato un cibo appetitoso e prelibato. Le sue carni sono molto proteiche, magre, con pochissimo colesterelo e ricche di Omega 3, 6, e 9, insomma l’ideale per una dieta sana e corretta. Siamo convinti che sarà apprezzato anche dagli italiani”.

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Al padiglione dello Zimbabwe, il Crocoburger sarà servito all’interno di un menù che comprende anche delle patate al forno cotte con farina di baobab ed una bibita gassata che unisce il sapore dell’uva rossa al frutto di baobab e ai fiori di sambuco.

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Il “re” del Lampredotto ad Expo: “L’italiano mangia senza sapere quello che ha nel piatto”

 


(Luca Cai)

Ed anche il cuoco ad Expo si arrabbiò. O meglio, il trippaio. E che trippaio, visto che si tratta di Luca Cai, l’inventore dell’osteria tripperia il Magazzino, un piccolo locale che nel centro storico di Firenze tiene viva la tradizione toscana del lampredotto.

L’esplosione di rabbia di Cai risale alla settimana scorsa, per colpa di un visitatore dell’esposizione universale arrivato nel suo punto di ristoro assegnatogli nel padiglione di Eataly. Dopo aver attraversato tutta la struttura voluta da Oscar Farinetti – sì perché a Cai è collocato in una posizione veramente decentrata, alla fine del lungo padiglione –  si avvicina alla cassa e chiede lo scontrino per un toast. “Non so chi mi abbia trattenuto – rammenta Luca – dal saltare il banco e prenderlo a pedate, perché mi sono sentito offeso. Poi ha prevalso la pazienza, anche perché ho metabolizzato che quando l’italiano ha fame non si sofferma a guardare cosa mette nel piatto. E tanto meno a dare un’occhiata al menù. Poi l’ho convinto a prendere il lampredotto e mi ha ringraziato”.

Per smaltire la rabbia, o meglio l’offesa, c’è voluto parecchio tempo, dice Luca, re di trippa e lampredotto toscano. Nel suo Magazzino, in piazza della Passera, a pochi passi da Ponte Vecchio, infatti, si possono degustare specialità di trippa e lampredotto di tutti i tipi: antipasto del trippaio, ravioli di lampredotto, polpettine di lampredotto, carpaccio di lingua, poppa alla griglia, trippa fritta e cartoccio del trippaio, fritto del trippaio (polpette di lampredotto e totani di bosco con ketchup toscano), spiedino di bollito (testina, lingua, poppa, guancia con crema di salvia). Ma, anche piatti con “contaminazioni” dall’oriente come il sushi in fiorentino! “Anche perché – dice –  a Tokyo ci sono due ristoranti di cucina italiana che fanno le mie ricette”, dopo uno dei suoi viaggi, dove ha illustrato ai giapponesi le caratteristiche essenziali del lampredotto.

C’è posto anche per i vegetariani nel locale di Cai, che possono scegliere tra sformatino di asparagi e fondue di formaggi, tomino con verdure grigliate, melanzane alla parmigiana con mozzarella, pesto di cavolo nero e maltagliati in carbonara di verdure. Per concludere, un dolce come il budino di farina di marroni del Mugello d’inverno e la panna cotta all’arancia d’estate. Invece ad Expo Cai ha portato il gelato tipico fiorentino ed anche finocchiona e carne dell’associazione produttori Tarese Valdarno e fagioli zolfino.

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Per 16 anni Cai ha lavorato in una fotolito, per poi decidere, nel 1996, di cambiare attività, aprendo un banchino da trippaio in piazza Galluzzo. Sette anni dopo si spostain centro, al mercato di piazza del Porcellino e infine, nel 2004, ha aperto “Il Magazzino”, portando nel centro storico uno dei grandi must dello street food della città. Un ambientino delizioso, con dodici coperti all’esterno e trentasei all’interno, Il Magazzino, dove Luca si alterna fra la cucina e la sala a spiegare che cos’è il lampredotto: quarta parte dello stomaco dei bovini, l’abomaso che oltre i confini fiorentini è conosciuta come trippa.

IL CIBO DEL FUTURO? ALL’EXPO MILANO 2015

                                                    IL CIBO DEL FUTURO?

QUESTA LA TENTAZIONE, UNA NUOVA ALIMENTAZIONE, DEI VISITATORI ALL’EXPO MILANO 2015 – CARNE DI COCCODRILLO – RAGNI FRITTI – BRUCHI – COLEOTTORI – FORMICHE.

Quasi un italiano su cinque (19 per cento) è tentato di assaggiare la carne di coccodrillo mentre il 92 per cento rifiuta gli insetti e il 93 per cento i ragni fritti che sono considerati in alcuni Paesi partecipanti all’Expo vere prelibatezze gastronomiche.

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È quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ipr Marketing presentata ad Expo .
Una opportunità – sottolinea la Coldiretti – di cui ha goduto anche il pesce palla del Giappone per l’esposizione o la degustazione esclusivamente all’Expo anche se solo il 14 per cento degli italiani si dice interessato ad assaggiarlo. Il pesce palla – spiega la Coldiretti – è un piatto molto costoso che in giapponese si chiama fugu e che necessita di un’accurata e delicata preparazione per eliminare il pericoloso veleno.
Il piatto che però è meno gradito dagli italiani con una percentuale “bulgara” del 97 per cento è il vino di serpente che si beve in Cina e in Vietnam, ottenuto mettendo in un infuso alcol e il corpo intero del rettile, che pare sia un ottimo ricostituente.

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Gli insetti che sono molto diffusi a tavola in diversi continenti, dall’Asia all’Africa, hanno trovato posto all’Expo nel Future Food District solo in esposizione in confezioni snack di larve, cavallette, scorpioni, termiti, scarafaggi, ma anche in spiedini misti. Ma – riferisce la Coldiretti – sono stati sequestrati i grilli in barattolo e i vermi della farina essiccati offerti come snack nel corso di uno show-cooking nel Padiglione olandese, nonostante l’importante endorsement della Fao che, in un recente studio, li classifica come il cibo del futuro perché stima che fanno parte delle diete tradizionali di almeno due miliardi di persone e che potrebbero quindi essere essenziali per combattere la fame.

Il console dello Zimbabwe Georges El Badauri ha annunciato l’arrivo di un menu a 15 euro a base di crocoburger, ma sono già esposti filetto di coda di coccodrillo in olio extravergine e ragù a base di carne di coccodrillo che è un rettile comunemente consumato in molti continenti, dall’Asia all’Africa fino alle Americhe. Inoltre la carne di coccodrillo si commercializzata già in alcuni Paesi europei, come il Belgio.
Nonostante l’indubbia curiosità che hanno stimolato questi cibi “esotici” tra i visitatori dell’Expo è certo però – sostiene la Coldiretti – che nel momento di sedersi a tavola la preferenza, sia tra gli stranieri che tra gli italiani, è accordata alle specialità della tradizione Made in Italy, come dimostrano i successi dei punti di ristoro e dei ristoranti italiani presenti. Tra questi il Farmers Inn di Campagna Amica nella terrazza del Padiglione della Coldiretti, l’unico dove quotidianamente vengono offerte colazioni, merende, pranzi, cene, aperitivi e happy hour direttamente dagli agricoltori italiani.
“Una corretta alimentazione non può prescindere dalla realtà produttiva e culturale locale nei Paesi del terzo mondo come in quell sviluppati”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “a questo principio non possono sfuggire neanche bruchi, coleotteri, formiche o cavallette a scopo alimentare che, anche se iperproteici, sono però molto lontani dalla realtà culinaria nazionale”.