IL PIEMONTE CHE NON TI ASPETTI

Il Piemonte che non ti aspetti (e che non conosci): alla scoperta delle Colline Saluzzesi

Che regione, il Piemonte. Non appena ti illudi di padroneggiarne la geografia enoica quanto basta per poter discettare con disinvoltura di Nebbiolo, Barbera, Freisa, Dolcetto, Cortese e financo di Nascetta e Timorasso, ecco che ti rimette subito al tuo posto, ricordandoti, beffardo, che è ben lungi dall’essersi completamente svelato. Ha sempre in serbo, infatti, nuovi assi nella manica: un territorio inesplorato, un vitigno sconosciuto, un vino meno noto.  

Questa volta, la carta segreta cala su quell’angolo di Piemonte occidentale racchiuso tra la Piana di Saluzzo e le pendici del Monviso che risponde al nome enologico di Colline Saluzzesi: è proprio in questi luoghi ancora sconosciuti al turismo di massa che, tra paesaggi mozzafiato e sconfinate colture frutticole (core business locale), resiste un’antichissima viticoltura di nicchia. Se la vocazione vinicola della zona era infatti già nota ai Romani, fu dalla metà del XV secolo che i vini del potente Marchesato di Saluzzo divennero tanto apprezzati da giungere prima in Francia, attraverso il Buco di Viso (il primo traforo alpino della storia), e poi a Roma. Pare infatti che il Papa Giulio II fosse tanto ghiotto del locale Pelaverga da aver concesso a Saluzzo il privilegio della sede vescovile (anche) grazie alle botti che l’astuta Margherita da Foix, succeduta nella reggenza al mari-to Ludovico II, gli omaggiava ogni anno.

Sebbene i fasti del Marchesato appartengano oramai al passato – del quale le imponenti architetture medievali mantengono viva la memoria – la tradizione enologica e la biodiveristà ampelografica se-colare sopravvivono ancora oggi grazie all’opera delle dodici piccole aziende riunite nel Consorzio di Tutela Vini Doc Colline Saluzzesi. Parliamo di vignaioli eroici, che sfidano altitudini, pendenze, dislivelli e climi rigidi; coraggiosi, perché preservano i vitigni autoctoni dall’oblio senza indulgere alle tentazioni omologatrici del mercato; appassionati, perché legando i tralci innevati con le mani arse dal gelo, tradiscono l’amore atavico per un territorio che li vuole eredi del passato e artefici del futuro. Ma, soprattutto, bravi, perché in degustazione, sotto l’egida della Doc Colline Saluzzesi (unica in Italia a non annoverare bianchi), ritroviamo nel bicchiere vini eterogenei e molto identitari ma sempre accomunati da quella armonica ricchezza olfattiva tipica del terroir pedemontano.

Scopriamo quindi da vicino le sette specificazioni in cui si articola la Doc “Colline Saluzzesi” (Pelaverga rosso; Pelaverga rosato; Chatus; Quagliano; Quagliano Spumante; Rosso, Barbera), seguite dall’indicazione dei vini che ci hanno sorpreso in degustazione.

Colline Saluzzesi Doc Pelaverga Rosso e Colline Saluzzesi Doc Pelaverga Rosato
Ottenuto dalla vinificazione in purezza – in rosso o in rosato – dell’omonimo vitigno semi aromatico coltivato esclusivamente nel Saluzzese e nel Chierese, non va confuso con il Pelaverga (Piccolo) di Verduno, con il quale non vanta parentela alcuna. Il rosso è un vino leggero di colore rubino-violaceo molto scarico, connotato da bassa acidità e mo-derato tenore alcolico (11,5% vol.) che lo rendono ideale in abbinamento ad antipasti e primi leggeri (come, ad esempio, il localissimo risotto allo zafferano del Monviso e gallina bianca saluzzese). Al naso presenta note speziate e sentori floreali (viola, rosa ma soprattutto geranio).
Da provare: Colline Saluzzesi Doc Pelaverga Rosso “Divicaroli” – Cascina Melognis, 2016; Colline Saluzzesi Doc Pelaverga Rosso – Soc. Agr. Tomatis Dario & Figli, 2016; Colline Saluzzesi Doc Pelaverga Rosso – Casa vinicola F.lli Casetta, 2016

Colline Saluzzesi Doc Chatus
Il medievale Chatus, vitigno coltivato, sotto nomi diversi (Nebbiolo di Dronero, Bourgnin, Neretto, Brunetta, Scarlattin, Branchet…), su quasi tutto l’arco alpino piemontese e recentemente reintrodot-to nell’Ardèche francese, viene normalmente utilizzato nei tagli degli uvaggi locali, ai quali conferi-sce corpo. Unicamente nel Saluzzese viene invece vinificato in purezza ad ottenimento dell’omonimo vino, ca-ratterizzato da buona struttura e media acidità. Rosso rubino intenso con riflessi violacei nelle annate più giovani, presenta piacevoli note erbose e fruttate (tra le quali spiccano la susina e il mirtillo) e profumi speziali. Il breve passaggio in barriques usate gli conferisce un carattere piuttosto austero. Tra le due annate del medesimo produttore, 2013 e 2016, preferiamo la prima, più rotonda e smussa-ta, a conferma della buona attitudine all’invecchiamento. Da provare: Colline Saluzzesi Doc Chatus “Neirantich” – Soc. Agr. Tomatis Dario & Figli, 2013

Colline Saluzzesi Doc Quagliano e Colline Saluzzesi Doc Quagliano Spumante
Coltivato unicamente sulla collina tra Costigliolo Saluzzo e Brusca su terreni argillosi-calcarei, l’autoctono Quagliano vanta un’antica tradizione di vinificazione in purezza, sebbene venga talvolta utilizzato nei tagli di alcuni rosati giovani cui apporta il caratteristico profumo di rosa. Dalle sue uve si ottengono vini secchi e vini da dessert (spumanti e mosti parzialmente fermentati) con bassa acidità e bassissimo tenore alcolico (6% vol.). Di colore rosso scarico tendente al violaceo, il Quagliano presenta note fruttate (lampone, fragoline) e florali (rosa e viola) che ricordano il Bra-chetto d’Acqui, cui si aggiungono tenui sentori erbacei. Un “vino simpatico”, come lo definì Luigi Veronelli, ideale da bere giovane in abbinamento a dessert e formaggi stagionati. Da provare: Colline Saluzzesi Doc Quagliano – Az. Agr. Giampiero Fornero, 2017; Colline Saluzzesi Doc Quagliano – Az. Agr. Serena Giordanino, 2016

Colline Saluzzesi Doc Rosso
Nel solco dell’antica tradizione di taglio tipica della zona, il blend di uve Barbera, Chatus, Nebbiolo e Pelaverga (che, da sole o congiuntamente, devono concorrere, nel minimo, per il 60%) e altri viti-gni a bacca rossa ammessi alla coltivazione nella provincia di Cuneo (come la Neretta Cuneese), dà alla luce un rosso molto interessante e complesso, con caratteristiche che variano notevolmente in virtù degli uvaggi utilizzati.  Da provare: Colline Saluzzesi Doc Rosso “Ardy” – Cascina Melognis; Colline Saluzzesi Doc Rosso “Provana del Sabbione” – Az. Agr. Emidio Maero, 2012

Colline Saluzzesi Doc Barbera
Dalla vinificazione in purezza di una delle uve più rappresentative della Regione si ottiene un vino che, pur conservando le sue peculiarità come l’elevata acidità, assume in queste zone una fresca de-clinazione montanara.

Colline Saluzzesi Doc Barbera – Soc. Agr. Produttori Pelaverga Castellar, 2013
Ottenuto da impianti esposti a sud-est su terreni argillosi, è un rosso corposo dal colore rubino inten-so con riflessi granata dotato di spiccata acidità e tannini vellutati. Il bouquet olfattivo è dominato da prugna matura e marasca con lievi note speziate. 

NOVI LIGURE GLI STUDENTI PARLANO DI ATLETICA

I ragazzi dei due licei cittadini incontrano l’Atletica Novese

Novi Ligure, gli studenti parlano di… atletica

 Per una volta non parliamo di gare. L’occasione arriva dall’iniziativa promossa dal Liceo Amaldi e dall’IIS Ciampini-Boccardo in collaborazione con Atletica Novese per ricordare Renato Martini: una conferenza al Museo dei Campionissimi incentrata sull’atletica e dedicata agli studenti dei due istituti.

I relatori sono stati il prof. Giuseppe Gazzotti e il prof. Diego Maranetto, entrambi impegnati per anni alla guida delle compagini nazionali di sci di fondo e profondi conoscitori del settore, che si sono soffermati sulle metodologie di allenamento e sul come sono variate nel corso degli anni, sugli aspetti motivazionali ed agonistici, sull’evoluzione della lotta alle pratiche dopanti.

La figura di Renato Martini, atleta e docente, è stata ricordata da Stefano Berrino, in qualità di amico personale e presidente di Atletica Novese, da Mara Scagni presidente UISP, da Maddalena Grassano, ex atleta e delegata FIDAL. E un ricordo personale è venuto anche da Vincenzo Lacamera che di Renato e della sua famiglia è stato ed è grande amico.

L’appuntamento è ora fissato a domenica prossima con l’assegnazione del 1° Memorial Martini alla squadra che otterrà la miglior somma di tempi dei propri 5 atleti meglio classificati nella Mezza Maratona d’Autunno e con la staffetta in ricordo del loro Prof che le scuole novesi comporranno e che seguirà gli atleti impegnati sui 21,097 km del percorso.

OGGI NON PUBBLICHIAMO NESSUNA NOTIZIA PER RICORDARE UN GRANDE CAMPIONE ANDREA

La redazione ha deciso per la giornata odierna ti non pubblicare nessuna notizia per ricordare l’atleta novese Andrea maestro di karate per la società “Il Tempio del Karate” cintura nera.

Non ci sono parole per ricordare un Grande Campione nello Sport e nella Vita.

ATLETA NON VEDENTE DI TORINO ATTRAVERSA A NUOTO LO STRETTO DI MESSINA

ATLETA NON VEDENTE DI TORINO ATTRAVERSA A NUOTO LO STRETTO DI MESSINA IL 1 AGOSTO 2017

                       Il coraggio di nuotare

  

Rarinantes Italy Nuoto Pinnato Torino: prima società di Torino a scegliere l’impresa dello Stretto, fuori  dal circuito agonistico, per testimoniare il ruolo dello sport a supporto della socializzazione e favorirne lo sviluppo per i disabili attraverso una raccolta fondi.

“Ora ci vogliono prove di coraggio, ora c’è bisogno di un cuore saldo” Virgilio – Eneide.

Riccardo Gallina, già campione di nuoto pinnato nelle gare di velocità categoria Senior S13 disabilità sensoriale (non vedente), l’1 agosto è protagonista della Traversata dello Stretto di Messina. Lo accompagnano la figlia Elisa e 6 atlete della squadra giovanile femminile di RarinantesItaly Nuoto Pinnato Torino,  allenati dal  tecnico  federale  Roberto Francesco Peila.

L’iniziativa nasce dall’idea di raccogliere fondi da destinare a SportABILI Alba Onlus (CN), Associazione Sportiva Dilettantistica senza scopo di lucro, che offre alle persone con qualsiasi tipo di disabilità la possibilità di mettersi in gioco nello sport. 

CS Traversata Stretto Messina agg

MANGIARE FORMAGGI NON AUMENTA IL RISCHIO DI MALATTIE CARDIOVASCOLARI

MANGIARE FORMAGGI NON AUMENTA IL RISCHIO DI MALATTIE CARDIOVASCOLARI

 

Nell’immaginario collettivo, l’assunzione di formaggi è associata all’aumento del rischio di malattie cardiovascolari; in quanto alimento prevalentemente grasso, salato ma al tempo steso altamente proteico, il formaggio è un alimento molto nutriente da consumare con moderazione.

Non sono di questo avviso i ricercatori dell’Università di Copenhagen, i quali hanno condotto una meta analisi, ovvero una ricerca effettuata su un insieme di lavori già esistenti, raggruppando un totale di partecipanti pari a 900 mila persone. Questi studi presi in considerazione, coprono un periodo temporale pari a 35 anni, e una distribuzione geografica che interessa l’intero globo terrestre. I dati emersi sono chiari, non vi è una correlazione diretta fra una dieta ricca o povera di grassi e l’aumento o diminuzione di malattie coronariche (le coronarie sono i vasi sanguigni che portano il sangue al cuore) o cardiovascolari in genere.

Dunque la fobia associata al consumo di prodotti caseari ricchi in grassi, in realtà non sembra essere collegata al nostro stato di salute, è possibile dunque non dover rinunciare ad una buona tazza di latte intero a discapito di una di latte scremato o parzialmente scremato, se non per una differenza dal punto di vista calorico. Le conoscenze ad oggi emerse, quantificano la percentuale di calorie nella nostra dieta, derivanti dai grassi pari al 30% circa del nostro fabbisogno energetico giornaliero. Ricordo comunque che l’assunzione dei cibi altamente grassi come i prodotti caseari, dovrebbe sempre essere accompagnata da porzioni abbondanti di verdure cotte e crude, evitando al tempo stesso la loro associazione con altri prodotti proteici di origine animale come carne, pesce o uova. Non mi resta che lasciarvi con la consueta ricetta “Melanzane ripiene al formaggio”

Ingredienti

  • tuma 

  • 4 melanzane

  • 7/8 pomodorini

  • olive nere 

  • basilico

  • prezzemolo

  • sale

  • olio extravergine di oliva

Preparazione

Prendete le melanzane, tagliatele a metà quindi svuotatele aiutandovi con un coltello o uno scavino (senza levare la buccia). Mettetele a bagno in acqua e sale per almeno 15 minuti per far perdere l’amaro. Sciacquate e asciugate la polpa quindi tagliatela a pezzetti, spennellatela con dell’olio extravergine e cuocete in forno fino a cottura. Prendete i pomodorini, il basilico, il prezzemolo, lavate bene tutto, tagliate tutto a pezzetti  e aggiungete la polpa delle melanzane precedentemente cotte. Aggiungere la tuma tagliata a cubetti e riempite le melanzane cave. Infornate a 180° per circa 30 minuti o comunque fino a quando l’esterno della melanzana non è diventato morbido.

INVITO a partecipare alla corsa non agonistica su circuito stradale “Mol fetta NIGHT RUN“

 

locandina-molfetta-night-run-csain_def-1INVITO a partecipare alla corsa non agonistica su circuito stradale “Mol fetta NIGHT RUN“

km. 5-10 – Domenica 30 aprile 2017

Per quanto di Vs. conoscenza già al alcuni di Voi, il CSAIN Comitato Provinciale di Bari, con la società STUDIO 360 e con la, con la collaborazione tecnica dell’A.S.D.“ Free Runners Molfetta“ nostra affiliata, organizzano la “NIGHT RUNcorsa non competitiva su strada che si svolgerà in notturna domenica 30 aprile p.v. con partenza alle ore 21,30 , su un percorso molto suggestivo che partendo dalla piazza Municipio “Don Tonino Bello” si snoderà lungo le strade urbane, attraverso un circuito di km.5 da ripetersi due volte , come indicato sulla mappa allegata e con elenco delle vie interessate.

E’ nostro interesse trasformare la “Mol fetta NIGHT RUN“ in “evento nazionale CSAIN”, favorendo la partecipazione di tutte le ASD provenienti da tutti i Comitati CSAIN d’Italia. Vogliamo offrire la massima assistenza, associando altre iniziative turistiche, enogastronomiche, culturali, ecc. che possano far trascorrere un felice week end in terra di Bari sia agli atleti che ai famigliari al seguito. In particolare siamo disponibili a quei gruppi CSAIN che lo chiedono di preparare un pacchetto ricettivo, turistico e sportivo CSAIN a prezzo agevolato convenzionato.

Vi informo altresì che il nostro Comitato Provinciale di Bari, d’intesa con il CSAIN nazionale e con i con gli Esperti Nazionali, e anche con docenti della Scuola Regionale dello Sport CONI Puglia, della SIAE e con la Scuola di Medicina (Corso di Studio in SCIENZE E TECNICHE DELLO SPORT) dell’’Università degli Studi di Bari, sta organizzando un “Corso di Formazione CSAIN” che si terra a Molfetta nei due giorni antecedenti la “Molfetta NIGHT RUN“ il venerdì 28 aprile 2017 dalle ore 15.00 – 19.30 e il sabato 29 aprile 2017 dalle ore 9.00 – 12.00, per cui può essere utile anche una Vs. week end anche per la vs. formazione CSAIN. Per la “Molfetta Night Run” il costo al pubblico dell’iscrizione è di Euro 10,00 (dieci/00). Per la Baby Night Run il costo è di Euro 5,00 (cinque/00).

L’iscrizione va effettuata sul sito http://www.molfettanightrun.it, oppure attraverso il nostro Comitato richieste a: csainprovincialebari@virgilio.it.

Ulteriori informazioni e possono essere richieste di: Mimmo DE CANDIA (tel. 3298024266), Nicola Spadavecchia (3391597856), Sergio Leone (3272095102). Altre notizie utili sonio disponibili anche sul sito del CSAIN Comitato Provinciale di Bari: www:csainbaricpbari.it o del CSAIN Nazionale www. csain.it 

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PERTANTO VI INVITO A PARTECIPARE ED A CONOSCERE LA PUGLIA

CHI HA SCELTO DI METTERSI A DIETA DOPO LE ABBUFFATE DELLE FESTE

LE BUONE INTENZIONI NON POTREBBERO BASTARE

tavola ristorante imbanditaLe buone intenzioni potrebbero non bastare. Il percorso per arrivare al traguardo della prova bilancia è irto di ostacoli. Chi ha scelto di mettersi a dieta dopo le “‘abbuffate” delle feste deve avere pazienza. 

Il nuovo regime alimentare potrebbe non funzionare, perlomeno non subito, e il “sabotaggio” potrebbe arrivare dai batteri dell’intestino. Lo ha scoperto una ricerca guidata dalla Washington University di Saint Louis e che vede tra gli altri la partecipazione di Luigi Fontana, dell’Università degli Studi di Brescia. La ricerca è pubblicata su Cell Host & Microbe. In sostanza, il microbiota, cioè la popolazione che compone la flora intestinale, potrebbe non essere dalla nostra parte. Può rivelarsi persino utile la perdita di alcuni batteri perché una dieta nuova abbia successo. Gli studiosi hanno prelevato campioni di feci da persone che hanno seguito una dieta a base di frutta e verdura ipocalorica o una dieta senza restrizioni, scoprendo così che chi aveva seguito la dieta ricca di vegetali e ad apporto calorico ristretto aveva un microbiota più diversificato.

Hanno poi colonizzato gruppi di topi privi di germi intestinali con le comunità di batteri dei diversi donatori umani, nutrendo gli animali con la dieta originaria del donatore oppure con una diversa. Sebbene i topi rispondessero alla nuova dieta, quelli che ne seguivano una tradizionale mostravano una risposta debole alla dieta ricca di vegetali. In sostanza, era come se batteri abituati ai cibi grassi faticassero ad adattarsi ad un nuovo regime alimentare con più frutta e verdura, frenando il dimagrimento. L’effetto è migliorato facendo “coabitare” animali con questo tipo di batteri, della dieta tradizionale, con quelli di topi che avevano una flora intestinale abituata alla dieta a base vegetale. Gli studiosi sperano che l’approccio utilizzato nello studio possa portare allo sviluppo di probiotici di ultima generazione. In attesa dei risultati basta non eccedere con i cibi in vista della prova costume da bagno.

Chiamatela come volete – tradizione, abitudine, pure la crisi, il pranzo di fine anno gli italiani non vogliono rinunciare

 

UNA TRADIZIONE DEL PRANZO IN FAMIGLIA

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Chiamatela come volete – tradizione, abitudine, forse un po’ pure la crisi, ma al pranzo in casa gli italiani non sanno proprio rinunciare. 

Sette persone su dieci lo consumano ancora fra le mura domestiche. A sottolinearlo è l’Annuario Statistico 2016 dell’Istat, secondo cui l’Italia è ancora ben lontana da un’ampia diffusione del modello basato sul pasto veloce consumato in ufficio, camminando in strada o nei locali. I dati evidenziano infatti che il pranzo costituisce nella gran parte dei casi il pasto principale (66,6% della popolazione), ed essendo consumato in casa nel 72,7% dei casi, permette ad ogni famiglia una scelta sempre più attenta degli alimenti preferiti. Un’abitudine diffusa soprattutto al Sud e nelle Isole (rispettivamente 82% e 83%), rispetto al Nord-Ovest (64%), Centro (68%) e Nord-Est (70%).

Stando ai dati Istat, nel 2016 è stata pari all’81% la quota di popolazione dai 3 anni che al mattino ha avuto l’abitudine di fare una colazione “adeguata”, vale a dire non solo costituita da caffè o al tè, ma nella quale vengono consumati alimenti nutrienti come latte, biscotti e altri prodotti da forno. Un comportamento salutare che è consuetudine soprattutto tra le donne e i bambini, specie se delle regioni del Centro Italia. In generale, la spesa per generi alimentari e bevande nell’anno scorso è stata pari a 441,50 euro al mese. Cifra in leggera ripresa rispetto ai 436,06 euro dell’anno precedente (+1,2 per cento). La quota di spesa alimentare riferita al 2015 è stata pari al 17,7% delle entrate familiari complessive. Come già negli anni precedenti, la spesa per la carne si conferma la voce più rilevante (3,9 per cento), seguita da pane e cereali (3,0 per  cento), vegetali (2,4 per cento) e latte, formaggi e uova (2,3 per cento). Inoltre, rispetto agli anni precedenti, sembra essere in diminuzione la quota delle famiglie che ha tentato di limitare la spesa riducendo la quantità o la qualità dei prodotti alimentari acquistati. Il supermercato e l’ipermercato sono sempre i luoghi più gettonati per la spesa alimentare. Vengono infatti scelti in oltre il 50% dei casi, seguiti dai negozi tradizionali (22%) e dagli hard discount (12%).

L’ETICHETTATURA NON DEVE CREARE DISGUIDI – ASTI SECCO O PROSECCO

L’ETICHETTATURA NON DEVE CREARE DISGUIDI – ASTI SECCO NO PROSECCO

GAVI 3Grappoli di uva Gavi

La questione “Asti Secco” dovrà essere gestita in modo da garantire che l’etichettatura della nuova tipologia di Asti non risulti in alcun modo evocativa della denominazione Prosecco.

Questo il risultato raggiunto in un incontro – favorito dal Presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro – svoltosi agli inizi del mese di ottobre, tra i vertici del Consorzio di tutela dell’Asti e del Prosecco, a seguito di una nota inviata da Sistema Prosecco alle autorità competenti. “La nostra preoccupazione – spiega Stefano Zanette, Presidente di Sistema Prosecco – è che l’iniziativa intrapresa da parte del Consorzio di tutela dell’Asti Docg, ingeneri confusione nel consumatore e incida negativamente nella nostra quotidiana lotta all’evocazione della nostra denominazione”.
Il Prosecco, oltre ad essere uno dei vini italiani maggiormente esportati, “rappresenta un nome noto presso il consumatore finale – prosegue Zanette – , in grado di indirizzare le scelte degli acquirenti italiani e internazionali. Questo fatto è confermato dalla crescente diffusione di fenomeni imitativi a livello nazionale, europeo ed internazionale, che vedono il termine “secco” declinato in modo tale da determinare evocazioni della Do Prosecco. Negli ultimi anni abbiamo operato intensamente per contrastare tale fenomeno. Grazie alla collaborazione con il Mipaaf stiamo cercando di definire un’importate azione coordinata e strategica di contrasto al fenomeno “secco”, in quanto, sulla scorta di recenti sentenze della Corte di Giustizia Europea, si ritiene possa essere reputato lesivo della Do Prosecco”.
Vale la pena evidenziare che, ad oggi, importanti risultati si sono ottenuti nei confronti di nomi quali “Rosecco” e “Prosecco”, depositati come marchi da parte di singole aziende e, non da ultimo, “abbiamo ottenuto il ritiro del marchio “Riosecco”, da parte di un’importante catena inglese, per un vino spumante brasiliano, presentato come “Il Prosecco delle olimpiadi di Rio” – ha detto Zanette -. Il caso dell’Asti Secco, così come presentato dagli organi di stampa, diventerebbe un pericoloso precedente in grado di mettere in discussione l’intera attività di tutela da noi svolta in collaborazione con le autorità preposte

 

Roma 2024, Malagò amaro: “Spesi 13 milioni, non li recupereremo”

Fonte: Repubblica.it – sport

 

Roma 2024, Malagò amaro: “Spesi 13 milioni, non li recupereremo”

Il numero uno dello sport italiano fa un primo bilancio dopo il no della sindaca Raggi alle Olimpiadi nella capitale. “Questa rinuncia pregiudica altre candidature italiane. C’era un piano B, ma non prevedeva la collaborazione del comune e lo abbiamo scartato”

 

Roma 2024, Malagò amaro: "Spesi 13 milioni, non li recupereremo"ROMA – C’è ancora tanta rabbia e amarezza. A confermarlo sono le parole di Giovanni Malagò, presidente del Coni che, dopo il no della Giunta Raggi alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024, inizia a fare i primi bilanci di questo fiasco tutto italiano. “Il processo di candidatura si è interrotto da questa settimana – spiega ai microfoni di Radio24 -, sono stati spesi circa 13 milioni di euro. Spese non recuperabili”.
NON C’E’ PIANO B – Non c’è nessun piano B, né la possibilità che qualcosa possa cambiare. “E’ la fine – aggiunge Malagò -. L’alternativa era portare avanti la candidatura a prescindere dal Comune. Ma l’abbiamo scartata. Siamo arrivati a fine corsa”. Alla domanda sul suo stato emotivo la settimana scorsa, al momento di annunciare l’interruzione della candidatura: “Non ho pianto, ma mi sono commosso. Non erano lacrime, forse era qualcosa di peggio. Io ci ho sperato fino all’ultimo”.
RAPPORTI CON CIO ROVINATI – La rinuncia di Roma pregiudica altre candidature italiane, ormai il Cio è diventato diffidente nei confronti della politica italiana e di chi ha cambiato idea”, assicura Malagò all’indomani della lettera del Cio con cui il presidente Thomas Bach rasserena sul fatto che “i rapporti con l’Italia non saranno intaccati”. Dopo il no del Comune alla candidatura della Capitale, potrebbe ora riaprirsi uno spiraglio per Milano ai Giochi del 2028. “Difficile dirlo – sospira Malagò – Bisogna capire cosa accadrà per il 2024: se vinceranno Parigi o Budapest, che sono europee, oppure Los Angeles, che è americana. Oggi – sottolinea – bisogna recuperare credibilità a livello internazionale”.
DUBBI SUL NUOVO STADIO ROMA – Malagò ha qualche dubbio anche sul futuro dello stadio della Roma. “Viste le motivazioni date in tema di Olimpiadi, credo onestamente che sullo stadio della Roma qualche contraddizione ci potrà essere. Io sono un fautore di ogni realizzazione di infrastrutture sportive. Di discorsi legati a cubature non mi voglio occupare. Ogni società deve avere un suo stadio”. Nel colloquio con Malagò, tifoso romanista, spazio poi anche per l’argomento “tormentone” Totti. “Non sarei così sicuro che questo sarà il suo ultimo anno – azzarda il capo dello sport italiano -. Ho letto che sta pensando di fare l’allenatore e anche per me è stata una novità. Come sarà la Roma senza di lui? Uno ad un certo momento ci si deve abituare”.