Trasferirsi all’estero: nuove risorse e prospettive

Trasferirsi all’estero: nuove risorse e prospettive

 

Un trasferimento all’estero o in una città diversa da quella natale può portare con sé sensazioni contrastanti. Euforia, voglia di sperimentare ma anche dispiacere e nostalgia per ciò che si abbandona. Diverse possono essere le motivazioni che spingono una persona a lasciare il suo paese di origine: lavoro, studio, amore. Tutte hanno in comune importanti cambiamenti di natura logistica ma e soprattutto affettiva e psicologica.

Il  CAMBIAMENTO

Come ogni cambiamento un trasferimento attiva aspettative, speranze, emozioni e voglia di mettersi in gioco. Ciò che spinge può essere un’esigenza economica piuttosto che la voglia di realizzarsi o la ricerca della propria felicità. In ogni caso siamo animati da una certa dose di curiosità rispetto a ciò che ancora non conosciamo.

In generale possiamo affermare che nell’affrontare il cambiamento come conseguenza di un atto migratorio si attivano alcuni meccanismi psicologici abbastanza transitori che permettono l’elaborazione del cambiamento di vita. Questi sono:

  • Lutto migratorio: il distacco dal paese d’origine comporta una separazione oggettiva da luoghi, relazioni, abitudini, clima, sapori e molto altro. Si può parlare di lutto in quanto questo processo si costituisce di alcune fasi: da una negazione massiccia (“non è poi cambiato granché”)si può passare al dolore, al risentimento ed infine all’accettazione. Il modo in cui si affronta tale passaggio dipenderà da quanto le separazioni siano un tema sensibile per noi, dalle risorse personali messe in campo e dal sostegno che possiamo ottenere.
  • Emozioni in gioco: il mondo emotivo potrà essere travolto da emozioni contrastanti come entusiasmo, soddisfazione ma anche tristezza, senso di perdita, nostalgia, solitudine e rabbia. Un’altra emozione frequente è la paura di essere dimenticato e di dimenticare.
  • Shock culturale-la reazione alla diversità: più il paese ospitante è lontano da ciò che ci è familiare più è difficile integrare nei nostri modelli mentali nuovi modi di relazione, nuove prospettive, nuove usanze. Lo smarrimento, lo stress emotivo, la perdita di punti di riferimento e l’opposizione possono essere delle risposte iniziali a questa difficoltà. Non è insolito infatti idealizzare il paese di provenienza e pensare per stereotipi rispetto alla nuova cultura. La comprensione, la familiarizzazione e l’adattamento sono processi graduali che richiedono tempo.

L’IMPATTO CON LA REALTÀ.

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All’inizio del trasferimento ci sono due atteggiamenti possibili e frequenti:

  1. Il trasferimento immaginato come salvifico: può accadere che la scelta sia guidata da una forte frustrazione per la vita che si conduce oppure che la città natale non soddisfi i requisiti per la realizzazione della propria personalità. In questi casi spesso succede che la nuova città ospitante venga percepita come uno “scrigno dai mille tesori” che aspettano solo di essere scoperti mentre quella vecchia può essere vissuta come il luogo che opprime. Tutte le caratteristiche del nuovo luogo sembrano migliori di quello precedente. La felicità e la soddisfazione di aver fatto la scelta giusta colorano le giornate e permettono un’integrazione abbastanza celere. Ben presto però può accadere che l’entusiasmo dell’inizio diminuisca la sua intensità riportandoci con i piedi per terra. Si cominciano a rivalutare i lati positivi di ciò che si è lasciato rivalutandone il valore. Inizia una certa nostalgia della “strada vecchia”. Ciò che davvero manca però sono gli affetti. Gli affetti come la famiglia d’origine o le amicizie di sempre o semplicemente il poter incontrare per strada persone conosciute. In questo stato di cose si può provare tristezza, malinconia e sovente voglia di scappare. E’ un momento del tutto fisiologico e se ha breve durata porta con se un’elaborazione sana del cambiamento.
  2. Il trasferimento vissuto come obbligato. Nei casi in cui il cambiamento sia determinato da condizioni necessarie come ad esempio la ricerca di un lavoro o un trasferimento per amore la situazione è diametralmente opposta. All’inizio infatti si può dover fare i conti con un generale senso di tristezza e frustrazione. Il dolore è legato a ciò che si è lasciato. Affetti, abitudini, luoghi possono sembrare persi per sempre come se il non poterli vivere comportasse la loro totale perdita. In questi casi è più difficile adattarsi alla nuova situazione in quanto si rimane legati ai propri ricordi e la voglia di scoprire subisce un forte scacco. Anche in questi momenti le sensazioni di tristezza possono rivelarsi molto intense e spingere chi le prova ad un atteggiamento di chiusura che di certo non potrà giovare all’adattamento nella nuova città. In questi casi diventa funzionale “spingere un po’ l’acceleratore” e cercare per quanto possibile di creare nuove relazioni sociali che potranno fungere come da trampolino di lancio o di consolazione nella nuova vita.

NUOVE RISORSE E PROSPETTIVE

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Diventa funzionale non perdere di vista le motivazioni reali e psicologiche che spingono ad un trasferimento e pensare che questo potrà regalarci nuovi traguardi ed una reale possibilità di crescita sotto vari punti di vista (personale, psicologico, lavorativo, economico). Il modo in cui affrontiamo il trasferimento dipende in gran parte dalle risorse che riusciamo a riconoscere in noi e da come le utilizziamo. Situazioni nuove a volte possono essere l’unica strada percorribile per scoprire che abbiamo risorse nuove da mettere in campo. Alcune di queste risorse da scoprire possono essere:

  • Imparare una nuova lingua: la lingua è il primo strumento che dobbiamo imparare ad usare per muoverci in un nuovo paese. Ci consente di entrare in relazione, comunicare e lavorare.
  • Costruire un uovo senso di sé: nuovi input, nuove abitudini mentali, nuove relazioni ci danno la spinta per imparare a conoscerci davvero, modificarci e scoprirci nuovi.
  • Creare un’identità culturale diversa: vivere in un nuovo paese significa combinare creativamente due culture, per sentirsi appartenenti al vecchio, ma anche inseriti nel nuovo. Il nuovo potrà in questo modo arricchire il nostro bagaglio culturale.
  • Inserirsi in un nuovo ambiente sociale richiede una piccola dose di coraggio per relazionarsi con gente nuova. Questa capacità è ovviamente mediata dalla personalità ma magari neanche noi ci conosciamo nel profondo! L’invito è quello di provare a sperimentarsi in nuovi ruoli che potranno farci sentire inaspettatamente “comodi”.
  • Nuove abitudini possono regalarci nuovi modi di vivere: spesso siamo molto legati ad “usi e costumi” della nostra terra ed il nostro occhio, se non in situazioni di necessità, non va oltre il nostro naso. Utile ed ironico è in questo caso un momento del film di Checco Zalone “Quo vado”, dove in una scena si vede come il protagonista italiano trasferitosi in Norvegia sia sorpreso dal fatto che al semaforo le macchine si possono muovere anche senza dover intervenire con il clacson! Questo lo porterà a rivalutare il concetto di civiltà ed educazione.

PILLOLE DI AIUTO

Di seguito vengono proposte alcune strategie per affrontare al meglio ed in maniera più funzionale possibile l’adattamento nel luogo nuovo:

  • porsi nei confronti del luogo ospitante con un atteggiamento positivo e di scoperta.
  • cercare di mantenere anche abitudini del luogo di origine che ci danno gioia e ci fanno sentire a casa.
  • Non costringersi soprattutto all’inizio ad allontanamenti in un tempo prolungato, ove possibile cercare di tornare per “ricaricarsi” allentando in questo modo la tensione per il distacco. Allo stesso modo è auspicabile non scappare appena possibile dal luogo nuovo poiché questo potrebbe negarci la possibilità di un integrazione serena.
  • Porta con te piccole cose che ti consolano e ti fanno sentire a casa o anche gli oggetti che decoravano la tua casa.
  • Una volta arrivato cerca di iscriverti il prima possibile ad un corso di lingua, una palestra o ad altre attività di gruppo. Fare delle amicizie ti aiuterà a vincere la nostalgia.
  • Se sei aperto e flessibile a diverse eventualità anche gli ostacoli ti sembreranno più facilmente superabili.
  • Non ti porre in un atteggiamento giudicante del nuovo luogo. Regala alla nuova esperienza la possibilità di essere scoperta senza pregiudizi.
  • Di tanto in tanto fai le cose che ti piaceva fare a casa: vedere un film nella tua lingua madre, fare il pranzo della domenica con gli amici. Coinvolgi anche coloro che non sono tuoi connazionali per sentire che stai vivendo uno scambio mutuo di usi e costumi.
  • Non ignorare la tua nostalgia ma parlane con il tuo partner o con i tuoi amici. Se nascondi a te stesso questo sentimento finirai per viverlo con frustrazione.

Disagi psicologici del migrante

A volte purtroppo le emozioni e gli stati d’animo come tristezza e nostalgia possono diventare molto intensi trasformandosi in veri disturbi psicologici. I disturbi più comuni nell’immigrante sono la depressione, l’ansia, gli attacchi di panico, le fobie e i disturbi psicosomatici. Spesso l’immigrante cerca consolazione nell’alcool o nelle droghe. Lo stress, in persone che vivono in ambienti poco funzionali, può scatenare comportamenti aggressivi o violenti.

Per uscire rafforzati da questa nuova tappa è importante contare sull’appoggio dei familiari e degli amici e, se necessario, ricorrere ai servizi di uno psicoterapeuta che sappia orientarci nel migliore dei modi.