FORMAGGI E SALUTE LA CACIOTTA DALLE DUE FACCE

Formaggi e salute: la “caciotta” dalle due facce

Dal lattosio ai fermenti, ecco i falsi miti sui prodotti lattiero-caseari marketing oriented

Sono al centro della nostra tradizione gastronomica, le loro origini risalgono alla nascita stessa della cultura mediterranea e il loro consumo moderato è contemplato nei regimi alimentari ufficiali. E poi quelli buoni, fatti con latte crudo, in alpeggio e salvaguardando i saperi dei casari tramandati di generazione in generazione, sono i protagonisti di Cheese 2017, a Bra dal 15 al 18 settembre. Su www.slowfood.it tutte le info e il programma della manifestazione.

Ma quale approccio a questo alimento ci permette di salvaguardare gusto e salute senza farci trascinare dalle mode dei prodotti lattiero-caseari marketing oriented? Possiamo raggiungere un apporto equilibrato alle nostre esigenze prediligendo prodotti di qualità? Ne abbiamo parlato con il dottor Andrea Pezzana, direttore di dietetica e nutrizione clinica all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino e responsabile Salute di Slow Food Italia: «I formaggi sono alimenti altamente proteici e a elevato contenuto di grassi, ma hanno anche una buona presenza di fosforo, calcio e vitamina D. È senza dubbio consigliabile alternare il loro consumo a proteine di origine animale e vegetale nel corso della settimana, inserendoli in una dieta ricca di frutta e verdura».

Forse però il punto di vista più interessante e meno scontato, in un mondo in cui vengono contemplati solo gli estremi falsamente salutistici dei prodotti light e l’abbondanza sconsiderata del cibo supersize, è quello che considera i formaggi da più angolature e ne articola il consumo in base alle fasce d’età: «Riguardo ai prodotti lattiero-caseari possiamo muoverci suggerendo delle “precauzioni d’uso” a un individuo giovane adulto, consigliando cioè un consumo moderato. Invece, nell’età dell’accrescimento e soprattutto in età senile, quando l’appetito è scarso e il rischio di malnutrizione per mancanza di proteine alto, possiamo suggerire delle “attenzioni all’uso”. Un Parmigiano Reggiano, un pecorino o un altro formaggio a pasta dura ben stagionato è un concentrato di salute che conta fino a 25/28 grammi di proteine per 100 grammi».

Il consiglio per tutti gli amanti del formaggio è dunque di prestare attenzione al momento dell’acquisto: piuttosto che consumarne più volte nell’arco della settimana è meglio ridurre a un paio di porzioni scegliendo bene tipologia, provenienza e tipo di lavorazione. Sulla pizza è meglio una Mozzarella di Bufala piuttosto che un formaggio di fusione, nella minestra una Robiola di Roccaverano piuttosto che una crema spalmabile. E che dire di un gustoso Bra tenero in un’insalata di pasta o di riso al posto di una caciotta senza origine né anima?

Ma quali sono i falsi miti in cui si rischia di cadere in fatto di formaggi?

L’etichetta, ovvero tutti i formaggi sono uguali

Partiamo dalle basi. Nel 99% dei formaggi in commercio troveremo sempre la stessa etichetta: latte, sale, caglio. Ma come è possibile che un generico formaggio a pasta dura e una Fontina d’alpeggio abbiano gli stessi ingredienti? Eppure la legislazione in fatto di formaggi richiede solo queste poche indicazioni. Ma se territorio e alpeggio, alimentazione e benessere degli animali, lavorazione e stagionatura, fanno la differenza in un formaggio, allora varrebbe la pena aiutare i produttori a raccontare la loro attività e il loro approccio alla produzione, che non riguarda solo l’ambito lavorativo ma per ovvi motivi rappresenta una scelta di vita. Dall’altro lato, indicazioni più dettagliate, come le etichette narranti di Slow Food, aiutano il consumatore a scegliere non solo il gusto del formaggio, ma anche il suo impatto sull’ambiente e l’appartenenza territoriale, il modo in cui l’animale vive, magari libero di pascolare a 2000 metri di altitudine, e le ricadute che il suo acquisto ha sull’economia locale.

«Pizza, ti mangio solo se mi dici da dove viene la tua mozzarella!» ovvero l’indicazione obbligatoria dell’origine per i prodotti lattiero-caseari

Ormai da qualche mese nei prodotti lattiero-caseari abbiamo cominciato a vedere queste nuove etichette che indicano la provenienza del latte e il paese in cui avviene il condizionamento. “Paese di mungitura: latte di Paesi non Ue”, piuttosto che “Paesi Ue” oppure “Italia” se tutto il latte proviene da allevamenti italiani. Ma quando si parla di latti ci riferiamo a un universo dalle mille sfumature che non riguardano solamente l’animale che li produce. Una bianca modenese e una podolica ci regalano latti dalle caratteristiche diverse, così come non c’è paragone tra una vacca che bruca i prati ricchi di erbe e fiori della Valle d’Aosta e una, anche della stessa razza, allevata in una stalla in pianura e alimentata con insilati. Figuriamoci se una dicitura che copre tutti i Paesi dell’Unione europea o l’intero mondo può essere soddisfacente. Il problema più grosso che l’etichetta non può risolvere sono quei semilavorati dai quali dipendiamo così tanto per soddisfare l’esigenza di Made in Italy a tutti i costi, come la cagliata congelata proveniente dall’estero per la produzione di mozzarella (prodotto non Dop come quella di bufala). Se la compriamo in confezione integra, grazie alla nuova etichetta, potremo scegliere cosa consumare ma se la mangiamo sulla pizza? Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato…

Fermenti industriali: non fanno male, ma nemmeno bene

Sono uno dei focus di quest’anno e ai formaggi che non li contengono Cheese 2017 dedica lo Spazio Libero. I fermenti industriali vengono aggiungi al latte quando le condizioni igienico-sanitarie dei locali di mungitura sono così perfette da azzerare la carica batterica che il latte deve avere per far partire la coagulazione. In alpeggio, quando la mungitura avviene a mano, i batteri naturalmente presenti nella stalla fanno il loro lavoro, ma nei caseifici tutto ciò è impossibile e la cosa più semplice per il casaro è aggiungere i cosiddetti starter. Questi però uniformano il gusto del formaggio, anche quando il latte di partenza è crudo e di ottima qualità. «In base alla bibliografia disponibile fino a oggi, i fermenti industriali non fanno male e inoltre scompaiono nel processo di acidificazione del latte. Scegliendo però un formaggio con starter non autoctoni perdiamo l’occasione di nutrire il nostro corpo con tutta quella carica di fermenti lattici vivi che fanno così bene alla nostra salute. Con il risultato che magari poi siamo costretti ad assumere integratori alimentari per ripristinare l’equilibrio della flora batterica», afferma Pezzana.

Formaggi light (che siccome sono light ne mangi il doppio)

Paste filate (fiordilatte e bocconcini), crescenze, “caprini di vacca”, ricotte nella versione light e altri prodotti che non si rifanno ad alcuna tipologia tradizionale, come i fiocchi di latte, hanno ormai invaso gli scaffali dei supermercati, complici le mode dietetiche e salutistiche degli ultimi anni. Il bersaglio dell’alleggerimento è il grasso, che però non è una componente inerte del formaggio in quanto partecipa alla struttura del coagulo, fornisce quei caratteri di spalmabilità che ci piacciono tanto, di morbidezza e, soprattutto, di sapore. Come si fa quindi? È la tecnologia a venirci in aiuto per aumentare la morbidezza quando vengono ridotti i grassi. Cambiano così i tempi e le temperature della cagliata che viene anche sottoposta a trattamenti particolari o in alcuni formaggi, ad esempio, vengono aggiunti coadiuvanti tecnologici. Il fatto è che si tratta di prodotti manipolati, il cui profilo sensoriale è neutro, la consistenza gessosa, gli additivi contenuti nulla hanno a che vedere con il formaggio. Senza contare che la maggior parte di noi può essere tentata di mangiarne il doppio: tanto è light! Per non rinunciare al gusto e alla qualità, sarebbe certo più saggio mangiare in quantità più consone i prodotti tradizionali.

Sei intollerante al lattosio? Semaforo verde per i formaggi stagionati!

Se è vero che intolleranze e allergie sono in crescita è anche necessario chiarire per bene di cosa si sta parlando e non fare di tutta l’erba un fascio: le uniche intolleranze accertate scientificamente sono quelle al lattosio e al glutine. Le persone gravemente intolleranti al lattosio non producono l’enzima in grado di scindere lo zucchero complesso presente nel latte nelle due molecole, glucosio e galattosio, più facilmente digeribili. Le grandi aziende leader del mercato stanno cavalcando quest’onda lanciando latticini senza lattosio o a basso o ridotto contenuto di lattosio. Ma ha senso acquistare prodotti che hanno subito una manipolazione e hanno anche un costo maggiore o si può scegliere di consumare altro? «Il lattosio negli alimenti è un problema solo nei prodotti lattiero-caseari freschi, nei quali la molecola non ha ancora subito il processo di trasformazione. E quindi, oltre al latte, anche ricotte, yogurt, mozzarelle, robiole. Nei prodotti stagionati anche solo 4 o 5 mesi il lattosio diventa quell’acido lattico fondamentale per determinare le caratteristiche  organolettiche di un formaggio. Quindi via libera a Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Pecorino e tutti quei formaggi stagionati a pasta dura che naturalmente non contengono più lattosio. Un valore aggiunto per il gusto e le proprietà nutritive e un’occasione di risparmio per il portafogli», chiarisce Pezzana.

Sei intollerante al glutine? Aspetta, cosa c’entra il glutine nei formaggi?

Niente, o almeno dovrebbe… Nel senso che i formaggi con quel “latte, sale, caglio”, non contemplano ingredienti a rischio per i celiaci. Il problema comincia quando si scelgono prodotti lattiero-caseari frutto dell’evoluzione tecnologica, come ad esempio il burro light che può contenere amido e gelificanti, aggiunti in sostituzione del grasso per ottenere un’emulsione di caratteristiche simili a quelle del burro “tradizionale”. Lo stesso vale per i formaggi fusi, a fette, spalmabili e i dessert di formaggio, per il loro contenuto di addensanti, gelificanti e aromi. Occhio anche agli yogurt alla frutta, al “gusto di…”, cremosi, che possono contenere purea e semilavorati di frutta, preparazioni dolciarie, aromi e addensanti. Anche lo yogurt bianco cremoso con aggiunta di addensanti, aromi, preparazioni dolciarie o altre sostanze può contenere potenziali fonti di glutine.

Il fatto è che un intollerante al glutine potrebbe non porsi il problema del rischio per la propria salute relativo ai formaggi e quindi non guardare l’etichetta. Del resto la domanda potrebbe anche sorgere spontanea: cosa ci fa un ingrediente che contiene glutine in un formaggio?

“Bianco come il latte” a chi?

Siamo abituati a bere latte intero di vacca bianchissimo e a consumare formaggi e burro che per antonomasia sono bianchi, convinti che il colore sia indice di qualità. E ci abbiamo azzeccato per fortuna. Già, ma quale colore? Non si tratta di una questione di lana caprina, il colore è dovuto alla presenza di beta carotene, di cui è ricca l’erba fresca, che carica di pigmenti il latte regalando al formaggio bellissime sfumature di giallo. E non finisce qui perché il beta carotene, uno dei più importanti antiossidanti e fonte di vitamina A, è solo la punta dell’iceberg. Le erbe e i fiori di montagna sono ricchissimi di queste sostanze che ci regalano aroma e gusto intensi e anche nutrimento di qualità per il nostro corpo. E allora perché non li consumiamo? Perché il latte degli allevamenti intensivi invece è bianco, così come i formaggi che siamo abituati a vedere al supermercato. Il problema come al solito sta nella filiera. Chi glielo fa fare agli allevatori di portare le vacche in alpeggio quando il loro latte non è accettato dai casari, il loro burro o formaggio non è capito dai consumatori? Per rimanere in una piccola nicchia? Guadagnando bene forse ci si potrebbe fare un pensierino. Purtroppo non c’è nemmeno questo, se si pensa che la differenza tra una Fontina d’alpeggio e una di stalla (stiamo parlando anche di quella invernale) è di qualche euro.

Scopri di più sul sito di Cheese:

Image
L’edizione 2017 di Cheese è possibile grazie all’impegno di aziende che credono nei valori e negli obiettivi della manifestazione, tra queste gli Official Partner: Cassa di Risparmio di Bra, Egea, Lurisia, Parmigiano Reggiano, Pastificio Di Martino, Quality Beer Academy, Velier. Official Sparkling Wine: Consorzio Alta Langa.

 

LA “GIORNATA DELLO SPORT E DELL’INTEGRAZIONE” SU TUTTI I CAMPI DELLA SERIE A

LA “GIORNATA DELLO SPORT E DELL’INTEGRAZIONE” l'integrazione sport

SU TUTTI I CAMPI DELLA SERIE A

 In occasione della Settimana Europea dello Sport, nei 10 stadi del massimo campionato italiano di calcio sono stati promossi il messaggio e i principi del Manifesto “Sport e Integrazione”

Roma, 11 settembre 2016 – Questo weekend, nel contesto della Settimana Europea dello Sport, nei 10 stadi della Serie A si è svolta la “Giornata dello Sport e dell’Integrazione”, in cui sono stati diffusi il messaggio e i principi del Manifesto “Sport e Integrazione”, promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dal CONI nell’ambito dell’Accordo di Programma per la promozione delle politiche di integrazione attraverso lo sport.

Attraverso il claim “L’integrazione: la vittoria più bella” e l’hashtag #fratellidisport, la Giornata ha avuto l’obiettivo di favorire la diffusione di principi come quelli del rispetto e della valorizzazione delle diversità, e di sensibilizzare la società e il pubblico sportivo rispetto ai temi dell’integrazione e dell’inclusione delle persone con background migratorio.

Grazie anche al supporto di Lega Serie A e di ogni singola società sportiva, sono state previste la lettura del key message nel prepartita, la proiezione sui maxischermi del video promozionale “Sport e Integrazione” e l’esposizione sui campi di uno striscione contenente il claim e l’hashtag di progetto. Lo striscione ha ospitato anche l’hashtag #BeActive, con cui la Settimana Europea dello Sport promuove l’attività fisica e sportiva dal 10 al 17 settembre, con eventi in ventidue Paesi.

Le iniziative di Sport e Integrazione proseguono anche fuori dei campi da gioco, con una campagna educativa rivolta agli istituti secondari di primo grado, la realizzazione di una survey sulla percezione dei valori dell’integrazione da parte degli alunni, una campagna social che coinvolge alcuni testimonial sportivi, e la valorizzazione delle buone pratiche realizzate dalle società sportive sul territorio e raccolte tramite una call pubblica.

 sport_integrazione1sport_integrazione3

sport_integrazione2

I VINCITORI DI SOL D’ORO EMISFERO SUD: AUSTRALIA, CILE E ARGENTINA SUI GRADINI PIÙ ALTI DEL PODIO

Conclusa a Melbourne in Australia la terza edizione del concorso. Appuntamento in Giappone nel 2017

I VINCITORI DI SOL D’ORO EMISFERO SUD: AUSTRALIA, CILE E ARGENTINA SUI GRADINI PIÙ ALTI DEL PODIO

Melbourne – Australia, 8 settembre 2016. Sono Leontyna dell’australiana Paringa Ridge, Alonso Obsession della cilena Agricola Pobena e Trilogia dell’azienda argentina Trilogia i vincitori del Sol d’Oro Emisfero Sud 2016, svoltosi a Melbourne in Australia, rispettivamente nelle categorie fruttato leggero, fruttato medio e fruttato intenso.

La giuria del concorso di Veronafiere dedicato agli oli extravergine di oliva prodotti a sud dell’equatore, ha assegnato anche i Sol d’Argento e di Bronzo nelle tre categorie in competizione.

L’Australia vince tutto nella categoria fruttato delicato, nei fruttati medi vincono Cile, Australia e Sudafrica mentre è tutto sudamericano il podio dei fruttati intensi, con Argentina e Cile in evidenza.

«Sol d’Oro – ha affermato Maurizio Danese, presidente di Veronafiere è un concorso che premia l’eccellenza, ma che vuole anche essere uno sprone al miglioramento qualitativo, attraverso il confronto con i produttori di tutti i Paesi in concorso. Un esempio virtuoso di come una competizione possa creare valore aggiunto per tutti i partecipanti, non solo per i vincitori, con l’obiettivo di continuare a far progredire un comparto con un mercato di nicchia ma in espansione in tutto il mondo».

Nella giornata della proclamazione dei vincitori, in programma anche tre seminari per approfondire le opportunità commerciali dell’olio australiano sui mercati internazionali. Tra questi, un focus sul Giappone, considerato uno dei più interessanti mercati per l’export di alta qualità, e uno sulla partecipazione a Sol&Agrifood, il Salone internazionale dell’agroalimentare di qualità di Veronafiere (9 al 12 aprile 2017 – http://www.solagrifood.com), visitato nel 2016 da 56.000 visitatori professionali provenienti da 82 Paesi.

Gli oli vincitori di Sol d’Oro Emisfero Sud potranno fregiarsi del “bollino di qualità” Sol d’Oro, Sol d’Argento e Sol di Bronzo, riconosciuto a livello internazionale; inoltre insieme a quelli di Sol d’Oro Emisfero Nord in programma a febbraio 2017, saranno presentati ai buyer internazionali all’interno dell’Oil Bar durante la prossima edizione di Sol&Agrifood e inseriti nella guida «Le stelle del Sol d’Oro» edita annualmente da Veronafiere e distribuita ai buyer e giornalisti provenienti da nel 2016 da 80 Paesi.

Tra le attività promozionali in chiave commerciale a favore degli oli premiati anche la presenza in uno spazio dedicato all’Olive Oil Kansai 2016 International Exhibition di Osaka dal 18 al 20 ottobre prossimi, grazie a un accordo tra la fiera giapponese e Veronafiere. Il Paese del Sol Levante ospiterà anche l’edizione 2017 di Sol d’Oro Emisfero Sud.

A Melbourne il concorso si è svolto con la sponsorship del Governo del Victoria (Vic Gov), il patrocinio del Consolato Italiano e la collaborazione della Camera di Commercio Italiana a Melbourne.

I vincitori di Sol d’Oro Emisfero Sud 2017

FRUTTATO LEGGERO

GOLDEN SOL D’ORO – Paringa Ridge – Australia – Leontyna

SILVER SOL D’ORO – Bylands Estate – Australia – Family selection

BRONZE SOL D’ORO – Nullamunjie – Australia – Nullamunjie

MENZIONE SPECIALE

Lentara Grove – Australia – Frantoio Premium Reserve

Yellingbo Gold – Australia – Yellingbo Gold

La Reserva de Llancay Ltda – Cile – Baga’

Morgenster Estate – Sud Africa – Morgenster

Agroland s.a. – Uruguay – Corte Italiano

Gabriëlskloof – Sud Africa – Gabriëlskloof

Comercial e Industrial Soho s.a. – Cile – Olave organico

FRUTTATO MEDIO

GOLDEN SOL D’ORO – Agricola Pobena s.a. – Cile – Alonso Obsession

SILVER SOL D’ORO – Taralinga Estate Olive Grove – Australia – Blend (Koroneiki, Hojiblanca ecc.)

BRONZE SOL DI D’ORO – Rio Largo Olive Estate – Sud Africa – Premium Blend

MENZIONE SPECIALE

Terramater S.A. – Cile – Petralia

Agroland s.a. – Uruguay – Olio Novo 2016

Willow Creek – Sud Africa – Director’ Reserve

Camilo Enterprises – Australia – Classic Ligurian

Empresas Carozzi s.a. – Cile – Intenso

Comercial e Industrial Soho s.a. – Cile – Sol de Aculeo blend

Snowy Mountain Extra Virgin Olive Oil – Australia – Smevoo

FRUTTATO INTENSO

GOLDEN SOL D’ORO – Trilogia – Argentina – Trilogia

SILVER SOL D’ORO – Agricola Pobena s.a. – Cile – Alonso Coratina

BRONZE SOL D’ORO -Olivos Ruta del Sol S.A. – Cile – Deleyda Premium

MENZIONE SPECIALE

Cobram Estate – Australia – Hojiblanca

Taralinga Estate Olive Grove – Australia – Picual

Rio Largo Olive Estate – Sud Africa – Extra Virgin

Pioggia, gelo, grandine e temporali: i rischi climatici hanno avuto un impatto significativo sui vigneti della Champagne

PIOGGIA GELO GRANDINE UN DISASTRO PER LO CHAMPAGNE 2016

I VINICOLTORI SCRUTANO IL CIELO MA NON TUTTO E’ PERDUTO

Pioggia, gelo, grandine e temporali: i rischi climatici hanno avuto un impatto significativo sui vigneti della Champagne: riduzione della resa e proliferazione del “Mildiou” (muffa)

In primo luogo, le gelate che hanno colpito la settimana del 25 aprile, hanno pesantemente danneggiato  le regioni della Champagne meridionale, la “Côte des Bars”. Evento tanto più eccezionale pensando che alcuni settori di solito non gelano mai. In alcuni settori dell’Aube, il potenziale è così basso che alcuni hanno rinunciato a vedemmiare, un record questo negli ultimi 30 anni. Il gelo ha anche colpito in modo piu moderato nella Valle della Marna e nell’Aisne, dove ci si aspetta un rendimento che si avvicina ai 7.500 – 8.000 chili per ettaro. Una primavera davvero fredda e triste in Champagne. I coltivatori biologici, di qualunque settore, hanno sofferto di più rispetto alla media, quindi situazione ancora peggiore per loro che sono adesso colpiti dal “Mildiou”. In breve, una  primavera difficile per lo sviluppo dei vigneti, ma anche per il morale.

Una fioritura tardiva

La data media di fioritura per il 2016, di tutte le varietà, si è verificata il 25 giugno, con 10 giorni di ritardo rispetto alla media degli ultimi dieci anni. La data di fioritura permette di stimare la data di vendemmia, cioè : Fiore pieno + 96 giorni circa. Quindi una raccolta completa attorno al 28-29 settembre, con un inizio verso il 15 settembre nelle regioni meridionali.

Una forte pressione parassitaria

Le scarse condizioni meteo del primo semestre hanno contribuito allo sviluppo di un fungo, il “Mildiou”. La sua padronanza richiede una buona prevenzione della contaminazione futura, mentre la pioggia quasi costante impedisce o ostacola i lavori manuali e i trattamenti.

Consigli dei servizi tecnici Alliance Champagne ai vignaioli suoi membri

“In condizioni normali, il rinnovo di protezione si basa sulla persistenza dei prodotti da aggiustare con la crescita della vite e con l’andamento della pioggia. Quest’anno, in vista delle piogge e della conseguente pressione sanitaria registrata, il rinnovo sarà da riattivare il più presto possibile. Questi trattamenti rimangono solo preventivi. Vi ricordiamo che il trattamento deve essere eseguito in buone condizioni: velocità del vento inferiore a 3 della scala Beaufort (19km / h), nessun calore e umidità eccessivi “.

Un mese di luglio tempestoso

Il mese di luglio è stato relativamente asciutto, ma la pressione del “Mildiou” non è diminuita. La rugiada della mattina, l’elevata umidità e i temporali frequenti hanno mantenuto un ambiente favorevole per la proliferazione del fungo.

Attualmente: inizio invaiatura

Siamo attualmente in un periodo di maturazione: le uve cambiano colore e iniziano la loro maturazione. Le uve di Pinot Noir e Pinot Meunier svoltano dal verde al viola e poi al nero. Lo Chardonnay nel frattempo diventerà giallo e finirà quasi trasparente. Le uve accumulano gli zuccheri e gli  aromi, fino a perdere la loro acidità. L’ inizio dell’invaiatura determina la probabile data della raccolta, che è di solito entro 40 – 45 giorni (senza calcolare i rischi climatici delle settimane che seguono). Campioni giornalieri nei primi giorni di settembre permetterano di  monitorare questa maturazione e prevedere più precisamente la data di raccolta ideale, per crû, paese e posizione dei vigneti.
Fino a oggi, la vedemmia è stimata nella Côte des Bar al 15-20  settembre, nella Valle della Marna e nell’Aisne al 20 settembre, al 24 settembre nella Côte des Blancs, e nel Nord  della Montagne de Reims al 29 settembre.

Pertanto una raccolta meno abbondante del 2015, ma un potenziale di rendimento commerciabile per il 2016 grazie ai vini di riserva sbloccati, in leggero aumento rispetto al 2015. Il volume fissato dal Civc il 20 luglio 2016 è di 10.800 kg / ettaro, di cui 9.700 kg / ettaro per la raccolta, e 1.100 chilogrammi / ettaro saranno estratti dalle riserve al primo febbraio 2017.

Il tempo delle prossime settimane decisivo

Se la quantità è adesso determinata, la qualità finale dipende dal meteo delle prossime settimane. Il tempo è molto soleggiato in Champagne da 3 settimane: poca pioggia, tempo asciutto, molto caldo, con temperature superiori a 35 gradi in questa ultima settimana ; ma piuttosto ventoso, anche se non molto fresco di notte. C’è ottimismo.vendemmia distrutta

E’ stato approvato ieri in Conferenza Stato Regioni lo schema di decreto “Ocm Vino promozione sui mercati dei Paesi Terzi”.

vino_generico

APPROVATO IERI LO SCHEMA DI DECRETO OCM VINO PER LA PROMOZIONE SUI MERCATI DEI PAESI TERZI

E’ stato approvato ieri in Conferenza Stato Regioni lo schema di decreto “Ocm Vino promozione sui mercati dei Paesi Terzi”.

Continuare a sostenere al meglio il nostro vino sui mercati internazionali – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – è una priorità assoluta. Per i prossimi 3 anni investiremo 300 milioni di euro con regole più semplici e vicine alle esigenze dei produttori. Parliamo di un comparto che quest’anno ha toccato il record storico di export con oltre 5,4 miliardi di vendite all’estero. C’è molto lavoro ancora da fare, ma va anche detto che negli ultimi anni abbiamo dimezzato il divario dalla Francia. Merito dei nostri produttori che hanno saputo puntare con decisione sulla qualità, aprendo nuovi mercati e consolidando gli spazi in Paesi di riferimento come gli Stati Uniti”.

COSA PREVEDE IL DECRETO

LE AZIONI
Sono ammissibili le seguenti azioni di comunicazione e promozione da attuare in uno o più Paesi terzi:

  • azioni in materia di relazioni pubbliche, promozione e pubblicità;
  • partecipazione a manifestazioni, fiere ed esposizioni di importanza internazionale;
  • campagne di informazione, in particolare sui sistemi delle denominazioni di origine, delle indicazioni geografiche e della produzione biologica vigenti nell’Unione;
  • studi per valutare i risultati delle azioni di informazione e promozione.

Sono ammesse anche attività di incoming di buyer e stampa stranieri che si possono svolgere nel territorio nazionale.

PROGETTI
I progetti possono essere:

  • Nazionali, presentati al Ministero, riguardano la filiera vitivinicola di almeno 3 regioni e sono ammissibili a finanziamento a valere sui fondi di quota nazionale;
  • Regionali, presentati alla Regione in cui il beneficiario ha la sede legale e/o operativa sono ammissibili a finanziamento a valere sui fondi di quota regionale;
  • Multiregionali, presentati alla Regione in cui il beneficiario ha la sede legale, coinvolgono beneficiari che hanno la sede operativa in almeno 2 Regioni. Sono ammissibili a finanziamento a valere su fondi di quota regionale e su una riserva dei fondi della quota nazionale pari a quattro milioni di euro. La quota di finanziamento pro capite da parte di Ministero e Regioni non supera il 25% dell’importo del progetto presentato.

LE RISORSE COMPLESSIVE
100 milioni annui per 3 anni, con il 30% destinato ai progetti nazionali e il 70% ai progetti regionali.

ENTITÀ DEL SOSTEGNO
L’importo del sostegno a valere sui fondi europei è pari al massimo al 50% delle spese sostenute per svolgere le azioni promozionali.
Questo sostegno europeo può essere integrato con fondi nazionali o regionali con un ulteriore importo fino a un massimo del 30% del contributo richiesto, per azioni senza marchi commerciali. Pertanto, l’ammontare complessivo del sostegno erogato con fondi europei e con l’integrazione nazionale o regionale non supera l’80% delle spese sostenute per realizzare il progetto.
Sono ammissibili, a valere sui fondi quota nazionale, progetti aventi un importo complessivo minimo, ammesso a seguito dell’istruttoria di valutazione, per Paese terzo/anno non inferiore a 50.000 euro. Qualora il progetto sia destinato a un solo Paese terzo, il suo importo non deve essere inferiore a 100.000 euro.

COMUNICATO STAMPA EMESSO DALL’EXPO RIGUARDANTE I BIGLIETTI EMESSI SINO AL 30 SETTEMBRE

ex

COMUNICATO STAMPA

Expo 2015 comunica che alla data del 30 settembre 2015 i biglietti emessi con sigillo fiscale dalla

piattaforma ticketing della società ammontano a 18.409.430.

Il mese di settembre chiude con oltre 4,3 milioni di accessi, portando il totale dall’apertura a quota

16,5 milioni. Tali valori sono calcolati a partire dal numero di accessi registrati dai sistemi di lettura

digitale alle entrate, cui vengono sottratti gli accrediti e viene poi aggiunto un 4% per tener conto

degli ingressi non registrati per cause tecniche ed operative.