CAMPIONATI EUROPEI CADETTI E GIOVANILI SOCHI2018 CONVOCATI AZZURRI CINQUE ATLETI PIEMONTESI

CAMPIONATI EUROPEI CADETTI E GIOVANI SOCHI2018

CINQUE ATLETI DEL PIEMONTE TRA I CONVOCATI AZZURRI

SOCHI2018 – Ci sono anche cinque atleti del Piemonte tra i convocati dai rispettivi ct per i Campionati Europei Cadetti e Giovani di scherma Sochi2018. Sono tutti spadisti: due di loro prenderanno parte alle gare under 17, altri tre a quelle giovani.

Tra gli under 17 saranno in gara Alessandro Gabriolo dell’Isef Eugenio Meda di Torino e Benedetta Repanati della Pro Vercelli. La gara di Gabriolo, bronzo ai Campionati Italiani Cadetti Cagliari2017, comincerà sabato 3 marzo con la prova individuale, mentre il 6 marzo sarà il turno di quella a squadre insieme a Filippo Armaleo, Davide Di Veroli e Simone Greco. Benedetta Repanati sarà invece impegnata il 2 marzo con l’individuale e il 5 con la prova a squadre, accompagnata da Sara Maria Kowalczyk, Marta Lombardi e Alessia Pizzini.

Tra i Giovani saliranno in pedana Alessandra Bozza e Federica Isola, entrambe atlete dell’Aeronautica Militare di base rispettivamente all’ISEF Eugenio Meda di Torino e alla Pro Vercelli. Bozza e Isola, a dispetto della giovane età (sono entrambe classe 99), sono ormai veterane del circuito under 20 mondiale. Alessandra Bozza è stata campionessa del Mondo Cadetti a Bourges2016, è bronzo europeo Giovani e campionessa italiani Giovani in carica e quest’anno ha già vinto due prove di Coppa del Mondo di categoria. Federica Isola, che un anno fa fu bronzo mondiale Giovani a Plovdiv, di prove di Coppa del Mondo ne ha vinte tre, ed è numero 1 del ranking mondiale under 20. Entrambe saranno in gara nell’individuale il 7 marzo e torneranno in pedana il 10 per la prova a squadre, in cui saranno accompagnate da Eleonora De Marchi e Beatrice Cagnin e partiranno favorite. Le quattro azzurre occupano infatti i primi quattro posti del ranking under 20 di spada femminile e sono in testa alla classifica a squadre.

Sarà in gara a Plovdiv, nella spada Giovani, anche Giacomo Paolini, forlivese di nascita ma trapiantato da un anno a Torino, dove studia al Politecnico e si allena con Maurizio Mencarelli (lo stesso maestro della fidanzata Alessandra Bozza) all’ISEF Eugenio Meda di Torino. Per lui, campione italiano under 20 in carica, impegno individuale l’8 marzo e a squadre l’11, con Valerio Cuomo, Gianpaolo Buzzacchino e Davide Di Veroli.

Gli atleti piemontesi a Sochi2018

Cadetti
Alessandro Gabriolo – SPM – Isef E.Meda Torino
Benedetta Repanati – SPF – Pro Vercelli

Giovani
Alessandra Bozza – SPF – Isef Torino Aeronautica Militare
Federica Isola – SPF – Pro Vercelli Aeronautica Militare
Giacomo Paolini – SPM – ISEF Torino

Le gare degli atleti piemontesi

Venerdi 2 marzo
Spada femminile | Cadetti
Sabato 3 marzo
Spada maschile | Cadetti
Lunedi 5 marzo
Spada femminile – prova a squadre | Cadetti
Martedi 6 marzo
Spada maschile – prova a squadre | Cadetti
Mercoledi 7 marzo
Spada femminile | Giovani
Giovedi 8 marzo
Spada maschile | Giovani
Sabato 10 marzo
Spada femminile – prova a squadre | Giovani
Domenica 11 marzo
Spada maschile – prova a squadre | Giovani

 

 

 

 

VINI SPUMANTI ITALIA LEADER PER L’EXPORT NEL MONDO

Vini spumanti, Italia leader per l’export nel mondo: staccate Francia e Spagna

L’Italia è leader tra i paesi europei per la quantità di vini spumanti esportati, con 335 milioni di litri nel 2016, il 45% del totale delle esportazioni degli Stati membri dell’Unione europea.

Lo certifica Eurostat. Seguono Francia (172 milioni di litri, 23%) e Spagna (168 milioni di litri, poco meno del 23%). I tre paesi insieme coprono il 91% dell’export. Tra i paesi terzi, gli Stati Uniti sono la destinazione principale con 114 milioni di litri, e rappresentano il 41% delle esportazioni totali extra Ue (279 mln litri nel 2016). Staccati il Giappone (26 milioni di litri, oltre il 9%) e la Russia (25 milioni di litri, quasi il 9%). Le importazioni Ue da paesi terzi (7,6 mln di litri) vengono principalmente dall’Australia (29%) e dal Sudafrica (25%).

STIPULATO ACCORDO TRA CSAIN NAZIONALE E MACRON

Stipulato accordo tra CSAIn nazionale e Macron

 

30% di sconto per tutti I Comitati Regionali, Comitati Provinciali e per le società sportive affiliate C.S.A.In.  in regola con l’affiliazione, così come riportato sul listino vendite Macron Italia in vigore al momento dell’ordine

Dove scegliere

Sul sito www.macron.com oppure scaricando i PDF dei cataloghi dal sito www.csain.it alla voce “convenzioni”

Come ordinare

Per tutti gli ordini il referente nazionale è il Macron Store di Roma con il suo responsabile Sig. Andrea Marini

Telefono 06-94354700

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Email andrea.marini@macronstore.com

·         Gli ordini vanno inviati via e-mail a andrea.marini@macronstore.com

·         Nell’ordine è obbligatorio, per tutte le ASD e SSD affiliate,inserire Il proprio codice CSAIn per I Comitati territoriali inserire nome del Comitato e del relativo responsabile.

·         Tutti gli ordini vanno inviati obbligatoriamente per conoscenza a sport@csain.it pena la non accettazione degli stessi

 

Il termine per il pagamento delle fatture degli ordini, viene fissato in 60gg fine mese dalla data di emissione della fattura.

Sconto per singoli tesserati delle ASD o SSD CSAIn

Tutti I singoli individui tesserati delle ASD o SSD CSAIn, che si recheranno al Macron Store Roma Nord di Via di Settebagni 742 e ne faranno richiesta, sarà distribuita gratuitamente una Club Card che darà diritto a sconti come da regolamento Macron.

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A CHEESE PETRINI SUL CLIMA E RISPETTO DELL’AMBIENTE

 

Petrini sul clima: «Non c’è qualità alimentare senza rispetto dell’ambiente»

Slow Food lancia Menu for Change la prima campagna internazionale sul rapporto tra cambiamento climatico e cibo

La domenica di Cheese fa da cornice al lancio della campagna Menu for Change di Slow Food. È la prima volta che una campagna di comunicazione e raccolta fondi internazionale evidenzia la relazione tra produzione alimentare e clima che cambia, annuncia il fondatore di Slow Food Carlo Petrini: «A chi si domanda perché un’associazione che si occupa di cultura alimentare dovrebbe promuovere una campagna sulle questioni del cambiamento climatico, posso rispondere questo: è incosciente chi si bea della qualità alimentare di un prodotto senza chiedersi se a monte c’è distruzione dell’ambiente e sfruttamento del lavoro».

Tutti noi, continua Petrini, siamo responsabili di quello che mangiamo e anche di quello che coltiviamo: «Il più grande terreno da coltivare è la lotta allo spreco. Tutte le istituzioni internazionali ripetono che siccome nel 2050 saremo 9 miliardi e mezzo “bisogna produrre più cibo”, ma già oggi abbiamo cibo per 12 miliardi di viventi. Significa che un’ampia parte di quello che viene raccolto, trasformato e venduto finisce nella pattumiera».

C’è un intero paradigma agricolo e agroalimentare da cambiare, mentre la produzione va concentrandosi nelle mani di pochi. Un esempio drammatico viene dalla filiera del pomodoro: «Tonnellate di pomodori arrivano in Italia dalla Cina, vengono lavorati e colonizzano i Paesi africani, invasi da scatole di concentrato prodotto da aziende con nomi come Gino e la bandiera tricolore sul barattolo. Questi marchi simil-italiani stanno distruggendo le produzioni agricole africane perché hanno prezzi perfino più bassi delle loro. Il risultato è che i giovani abbandonano la terra e vanno a lavorare come schiavi nei campi del Sud Italia. Siamo tutti chiamati in causa, le piccole azioni moltiplicate per milioni di persone possono cambiare il mondo».

A questi paradossi del mercato si aggiunge l’impatto devastante del cambiamento climatico. A Cheese lo raccontano le testimonianze dirette dei più colpiti, gli agricoltori e allevatori del Sud del mondo. Tumal Orto Galibe, pastore del nord del Kenya, racconta che negli ultimi quindici anni «perfino l’aspettativa di vita si è ridotta. Nelle comunità dei pastori abbiamo visto un aumento delle patologie. Ed è sempre più difficile adattarsi a un clima che cambia nell’arco di mesi mentre prima cambiava nei decenni: nell’aprile di quest’anno, in una sola notte di piogge improvvise e torrenziali ho perso più di 230 capi di bestiame».

Un produttore di formaggi della delegazione cubana interviene per spiegare che l’isola ha già ceduto terreno al mare ed è stata battuta di recente da cinque diversi uragani, la cui potenza è correlata alla crescente temperatura delle acque. L’uragano Irma possedeva una potenza pari a 7mila miliardi di watt (circa 2 volte le bombe usate durante la guerra mondiale) e ha lasciato il 40% della popolazione priva di elettricità, danneggiando la parte più turistica del Paese.

Non si tratta certo di impressioni individuali, perché ad avallarle ci sono i dati scientifici: «Siamo in chiusura della seconda estate più calda e della quarta più secca dal 1753, in Italia e in buona parte dell’Europa mediterranea» ricorda il climatologo Luca Mercalli.

Dopo il record del 2003, tutte le estati sono state più calde della media. Con conseguenze che l’agricoltura e l’alimentazione pagano fino in fondo: «Un recente studio francese ha esaminato gli effetti del cambiamento climatico sulle razze animali e i formaggi. Anche in alta montagna l’aumento delle temperature sta cambiando il modo di condurre gli alpeggi e i malgari sono costretti a tornare in pianura anche con un mese di anticipo. Siccità e parassiti arrivano dove finora non si erano mai visti».

Finora questi sconvolgimenti hanno avuto un impatto disomogeneo: alcune aree dell’emisfero nord ne hanno addirittura beneficiato. Ma non per molto ancora, affermano i ricercatori della Società Meteorologica Italiana Guglielmo Ricciardi e Alessandra Buffa: «Dal 2030 la riduzione dei raccolti vedrà un aumento esponenziale dei danni rispetto ai benefici».

Il settore agricolo è tra i più impattanti in termini di gas serra: con il 21% di emissioni è secondo solo alle attività legate all’energia (37%). La fermentazione enterica degli allevamenti industriali copre il 70% di questo dato.

«Non ci dobbiamo però concentrare solo sulla valutazione delle attività principali, – avvertono i meteorologi – ma valutare le attività di preproduzione (mangimi e concimi) e di postproduzione (trasporto, stoccaggio, packaging). Le emissioni di CO2, poi, non sono l’unico parametro da considerare: vanno tenuti in conto anche il contesto geografico di produzione, la qualità dei suoli e il loro livello di tossicità e l’uso in quanto risorsa scarsa, l’utilizzo di acqua e di biosfera (water footprint e ecological footprint)».

Sebbene anche la Fao sottolinei la necessità di andare verso un’indagine multiprospettica, che tenga conto degli influssi del cambiamento climatico su sicurezza alimentare, nutrizione e perdita di biodiversità, siamo ancora lontani dall’avere una visione complessiva della filiera.

Così come troppo poco sappiamo del funzionamento globale degli oceani, conferma il biologo marino Silvio Greco: «Mentre in terra il cambiamento climatico offre diversi segnali, nelle acque questo non avviene. Sappiamo per certo solo che l’oceano fa qualcosa di straordinario: ci dà il 50% del nostro respiro, immagazzinando CO2. Eppure noi lo stiamo mettendo in crisi».

Quest’anno i biologi australiani hanno decretato la morte della Grande barriera corallina, il reef più vasto del pianeta con oltre 2300 km di coralli ormai quasi interamente sbiancati. Ma non va meglio in acque a noi più familiari: «Il Mediterraneo è ancora più compromesso. Al problema dell’innalzamento dei mari qui si sommano la forte salinità di un ambiente chiuso, l’acidificazione, l’arrivo di 300 specie aliene invasive».

Il Mare Nostrum conserva il 25% della biodiversità marina mondiale e ospita il 30% dei traffici commerciali, ma ora conta anche 1 tonnellata di plastica ogni 3 tonnellate di pesce.

Di fronte a tutto questo, conclude Greco, «non possiamo fare come Ulisse davanti alle sirene: la comunità scientifica è costretta a sentire il grido della Terra e a dire le cose come stanno».

Ma anche noi possiamo fare molto: scegliere cosa mettere nel piatto è un atto politico.

GLI OTTO FORMAGGI DI CUI NON POTRETE PIU’ FARE A MENO CHEESE 2017

Gli 8 formaggi di cui non potrete più fare a meno

Guida teorico-pratica alle curiosità di Cheese 2017

 

Formaggi a forma di spirale, ricoperti di muffa naturale o avvolti da foglie di vite imbevute di brandy alla pera. A Cheese 2017 c’è solo l’imbarazzo della scelta tra oltre 150 espositori italiani e internazionali del Mercato, affineurs e selezionatori, Presìdi Slow Food e prodotti dell’Arca del Gusto, ognuno con le proprie proposte, tutte rigorosamente a latte crudo, come vuole il regolamento della manifestazione!

Per non perdersi di fronte a tutta questa bontà abbiamo pensato di stilare una guida teorico-pratica agli 8 formaggi più curiosi da assaggiare a Bra (Cn) dal 15 al 18 settembre.

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1 – Born in the Usa

 

Iniziamo con un bel formaggio dagli Stati Uniti, Paese al quale è dato ampio spazio in questa edizione di Cheese. Da Oltreoceano arriva il Rogue River Blue, fatto solamente d’autunno quando il latte di vacca dà il meglio di sé. Questo formaggio pluripremiato si presenta avvolto in una foglia di vite in precedenza imbevuta nel brandy alla pera. Le venature blu al suo interno conferiscono sapori di nocciole e frutta, mentre la sua pasta si cristallizza con l’invecchiamento. Per assaggiarlo è sufficiente attraversare la Via degli affineurs e selezionatori, il luogo migliore dove sperimentare nuovi gusti e conoscere storie curiose. 

2 – Saudade de Cuco

 

Nella stessa Via troviamo altri due formaggi internazionali degni di nota: il primo di questi è il Cuco, un formaggio Dop fatto con il latte crudo delle pecore di Serpa, nell’Alentejo portoghese. Questo cacio è la gioia dei vegetariani: infatti il latte è coagulato tramite un caglio vegetale estratto dal cardo. La produzione artigianale, poi, conta su un drenaggio molto lento del latte e sulla spremitura a mano. Il Cuco ha vinto nel 2015 la medaglia d’argento ai mondiali del formaggio di Tours.

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3 – Bodega: queso de volcanos y de la mar

 

Il secondo è il Bodega, dalle Isole Canarie, più precisamente da Lanzarote. Un latticino che tiene in alta considerazione il benessere degli animali da cui proviene il latte: sono diversi gli allevamenti in cui le capre ascoltano pure la musica! La crosta di questo formaggio è lavata con olio d’oliva e il suo sapore dolce e leggermente acido restituisce tracce di frutta secca.

Ma in quanto a stranezze, i formaggi italiani non hanno niente da invidiare. In fase di preparazione e affinamento sono diverse le elaborazioni sperimentate, che danno vita a formaggi eccentrici, curiosi e rari. È il caso dei pecorini al vino, alla salsa di pomodoro, alle erbe aromatiche.

4 – Dalle Alpi con furore

 

Tutti questi si concentrano al Mercato nazionale dove troviamo pure la Toma del lait brusc (Arca del Gusto), prodotta da tempi molto antichi nelle valli piemontesi di Susa, Sangone e Lanzo ma oggi sempre meno diffusa e difficilmente reperibile. Per la sua produzione si utilizza il latte della mungitura acidificato della sera prima, in sostituzione parziale del caglio. Il risultato è un formaggio dalla pasta priva di occhiatura e caratterizzata da una notevole gessosità – o friabilità – della pasta. I sapori che emergono più distintamente sono l’acido e l’amaro, presentando gradevoli sensazioni piccanti se le forme sono stagionate a lungo.

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5 – Dalla Sicilia un formaggio più unico che raro

 

Dall’altro lato dell’Italia, i formaggi siciliani rappresentano bene la varietà della lavorazione italiana. Nella Via dei Presìdi troviamo la Vastedda della valle del Belìce, l’unico formaggio di pecora a pasta filata italiano. Lo stile di lavorazione varia a seconda delle abitudini del casaro: quelli più esperti riescono a stabilire empiricamente e manualmente l’esatta maturazione della pasta facendo delle prove di filatura. Una volta raggiunta la giusta consistenza, la pasta viene tagliata e collocata in porzioni all’interno di piatti fondi di ceramica, che in breve tempo conferiscono la tipica forma ovoidale appiattita chiamata vastedda, simile a una pagnotta piatta.

6 – Slovacchia: il formaggio dedicato alla Chiocciola

 

Usciamo di nuovo dai confini nazionali e spostiamoci a Est dove troviamo i Monti Tatra, un’area poco conosciuta della Slovacchia. È in questo paesaggio incontaminato che si producono tre ambasciatori dell’Arca del Gusto tra cui il Parenica, preparato con latte crudo di razze ovine locali, cotto al vapore e dalla tipica forma a spirale. Per conoscerli, l’unica è prendere parte al Laboratorio del Gusto Slovacchia: tra formaggi e birre, pascoli e fiori.

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7 – L’erborinato naturale che piace

Dalla Slovacchia ci spostiamo a Sud verso la Penisola balcanica, da sempre terra di pastorizia e transumanza. Dalla Bulgaria, Cheese ospita nel Laboratorio del Gusto Balcani: pascoli e formaggi tra oriente e occidente il formaggio verde di Tcherni Vit: durante la stagionatura in alpeggio i recipienti di legno vengono aperti per consentire all’aria umida di penetrare nel formaggio e favorire la fioritura di muffe nobili, verdi, trasformando questo prodotto in uno dei pochissimi erborinati naturali presenti al mondo.

8 – L’importanza di chiamarsi Cheddar

 

Infine, il Cheddar, quello vero. Vi chiederete: ma è un formaggio conosciutissimo, cosa può avere di così particolare? Certo, il Cheddar oggi è uno dei formaggi più diffusi al mondo ma è anche diventato sinonimo di prodotto industriale e omologato. Oggi soltanto tre casari inglesi conservano la tecnica tradizionale, lottando per il riconoscimento del loro lavoro che prevede l’innesto del latte con fermenti lattici tradizionali provenienti dalla zona di Somerset (i cosiddetti pint starters) e l’aggiunta di caglio di vitello, elementi che contribuiscono a donare al formaggio un sapore piacevole e pulito. Nessun Cheddar è uguale all’altro e perfino formaggi prodotti dalla stessa mano in giorni diversi della settimana hanno profili aromatici distinti, altro che omologazione. Il Cheddar artigianale del Somerset, Presidio Slow Food, ha pure una crosta ricca di muffa. Insomma, non il solito Cheddar!

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L’edizione 2017 di Cheese è possibile grazie all’impegno di aziende che credono nei valori e negli obiettivi della manifestazione, tra queste gli Official Partner: Cassa di Risparmio di Bra, Egea, Lurisia, Parmigiano Reggiano, Pastificio Di Martino, Quality Beer Academy, Velier. Official Sparkling Wine: Consorzio Alta Langa.

 

JUNGELS, BUONA LA PRIMA. DUMOULIN IN CONTROLLO. Il lussemburghese vince uno sprint tra i migliori della generale dopo una corsa velocissima e combattuta.

JUNGELS, BUONA LA PRIMA. DUMOULIN IN CONTROLLO.

Il lussemburghese vince uno sprint tra i migliori della generale dopo una corsa velocissima e combattuta.
Nella tappa di dopodomani le salite dello Stelvio (ambo i versanti) e del Mortirolo saranno accessibili solo dai mezzi della corsa in gara.


Bergamo, 21 maggio 2017 – Bob Jungels ha sfruttato le strade del Il Lombardia per ottenere la sua prima vittoria al Giro con uno sprint ristretto a Bergamo, dove ha battuto tutti gli altri contendenti per la Generale. Tra loro Nairo Quintana, giunto secondo e caduto in precedenza, che ha ridotto il suo svantaggio da Tom Dumoulin di 6″ grazie all’abbuono sulla linea del traguardo posto sulla via che porta il nome di Papa Giovanni XXIII. Terzo Pinot con un abbuono di 4″.

LE PILLOLE STATISTICHE

  • Prima vittoria in un grande giro per Bob Jungels. È il secondo lussemburghese a vincere al Giro: le 11 precedenti vittorie di tappa per il Lussemburgo furono tutte firmate da Charly Gaul dal 1956 al 1961
  • Jungels ha 24 anni: più della metà delle tappe di quest’anno sono andate ad atleti di età inferiore ai 26 anni, 8 su 15
  • 9 nazioni diverse hanno vinto a questo Giro, lo stesso numero dell’anno scorso: Austria, Germania, Colombia, Slovenia, Svizzera, Australia, Spagna, Olanda e Lussemburgo
  • La media della tappa, 46,486 km/h, è la più veloce di questo Giro e l’undicesima più veloce della storia: il record appartiene alla San Vito di Cadore-Vedelago (139 km) del 2012 (49,429 km/h), vinta da Andrea Guardini (si considerano solo le tappe in linea)


L’attacco di Bob Jungels a Bergamo in Città Alta

RISULTATO FINALE
1 – Bob Jungels (Quick-Step Floors) – 199 km in 4h16’51”, media 46,486 km/h
2 – Nairo Quintana (Movistar Team) s.t.
3 – Thibaut Pinot (FDJ) s.t.
4 – Adam Yates (Orica – Scott) s.t.
5 – Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale) s.t.

CLASSIFICA GENERALE
1 – Tom Dumoulin (Team Sunweb)
2 – Nairo Quintana (Movistar Team) a 2’41”
3 – Thibaut Pinot (FDJ) a 3’21”
4 – Vincenzo Nibali (Bahrain – Merida) a 3’40”
5 – Ilnur Zakarin (Team Katusha Alpecin) a 4’24”

MAGLIE

  • Maglia Rosa, leader della classifica generale, sponsorizzata da Enel – Tom Dumoulin (Team Sunweb)
  • Maglia Ciclamino, leader della classifica a punti, sponsorizzata da Segafredo – Fernando Gaviria (Quick-Step Floors)
  • Maglia Azzurra, leader del Gran Premio della Montagna, sponsorizzata da Banca Mediolanum – Tom Dumoulin (Team Sunweb); maglia indossata dopodomani da Omar Fraile (Team Dimension Data)
  • Maglia Bianca, leader della Classifica dei Giovani, sponsorizzata da Eurospin – Bob Jungels (Quick-Step Floors)

CONFERENZA STAMPA
Il vincitore di tappa Jungels ha dichiarato: “Non è mai facile pianificare un attacco come il mio in una tappa del genere. L’andatura è stata velocissima sin dall’inizio con una media molto alta. La corsa è stata dura fino alla fine e c’erano davanti i principali favoriti. Era più una classica che una tappa di un grande giro. È quel che ci voleva per farmi vincere. Siccome mi sentivo bene, ci ho provato. Sono stato anche un po’ fortunato nel trovare una buona posizione in volata. Qualche volta è solo una questione di feeling. Sono fiero di aver sfruttato il lavoro fatto dai miei compagni di squadra oggi. Spero che i miei giorni no appartengano al passato. Le prossime tappe in montagna saranno molto interessanti con Tom Dumoulin in Maglia Rosa.”.
La Maglia Rosa ha dichiarato: “È stata una tappa veloce e stressante ma anche una buona giornata per me. Nel finale era una questione di timing per la volata. Ho solo pensato a salvare la Maglia Rosa, niente altro. Non volevo guadagnare tempo su Quintana quando è caduto, non la ritenevo la cosa giusta da fare. Certe volte la corsa continua dopo una caduta, ma stavolta era il momento giusto per attenderlo. Le mie gambe andavano bene oggi anche se ho sempre fretta di arrivare prima di una giornata di riposo.”
La volata dall’alto (credit Marco Quaranta)
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LA TAPPA DI DOPODOMANI 
Tappa 16 – Rovetta – Bormio – 222 km – dislivello 5.500 m
Tappone Alpino che affronta 2 volte lo Stelvio (versante di Bormio e quello Svizzero inedito). Dopo una prima parte in leggera salita lungo la Val Camonica la corsa supera il Passo del Mortirolo (versante sud – affrontato nel 1990) dove gli ultimi km presentano pendenze fino al 16%.

Discesa stretta e molto impegnativa fino a Grosio dove si risale la valle dell’Adda fino al primo passaggio in Bormio.

Inizia quindi un “circuito” di circa 100 km con la scalata del Passo dello Stelvio (Cima Coppi), la discesa molto impegnativa fino a Prato allo Stelvio seguita dall’ingresso in Svizzera per scalare l’Umbrailpass (Giogo di Santa Maria) lungo 13.5 km con pendenze sempre attorno al 9% e punte del 12%. Ancora una discesa impegnativa (da segnalare alcune gallerie) fino a Bormio.

Ultimi km
Ultimi 20 km sostanzialmente in discesa. Giunti a Bormio poco dopo l’ultimo km svolta a U dove inizia la porzione piatta del finale. Da segnalare alcune curve a angolo retto fino all’immissione nel rettilineo di arrivo di 100 m. Larghezza della sede stradale all’arrivo 7.0 m, pavimentazione in asfalto.

TUTTO IL SERVIZIO FOTOGRAFICO DELL’ODIERNA TAPPA PARTENZA E ARRIVO SUL SITO 

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Gli italiani sempre meno tra i fornelli oggi di moda lo hot-dog

Gli italiani sempre meno tra i fornelli oggi di moda lo hot-dog

Cresce l’abbandono dei fornelli domestici verso altre mete. Una tendenza in aumento se è vero che quattro persone su dieci mangiano fuori casa almeno una volta alla settimana, scegliendo magari lo Street Food come alternativa al ristorante e sempre più spesso ordinano su Internet specialità e cibi pronti. 

Eppure gli italiani continuano ad essere appassionati alla cucina e a curarla in modo speciale quando ricevono ospiti, tanto è vero che il tempo passato in cucina in queste occasioni è arrivato a una media di 90′, in aumento rispetto ai 75′ misurati nel 2015. Sono queste alcune delle tendenze del food emerse dalla ricerca “Dal ristorante alla Rete” condotta da Ipsos per TuttoFood la rassegna internazionale del cibo in programma dall’8 all’11 maggio alla Fiera di Milano a Rho. La ricerca segnala anche il sorpasso del pesce rispetto alla carne, un sorpasso netto per quanto riguarda i primi piatti, di misura per i secondi. Tra i vini d’occasione prevale il Brunello di Montalcino tra i rossi e il Pinot tra i bianchi, mentre il classico tiramisù continua ad essere il dolce più gettonato.

Ci saranno gli stessi numeri dell’edizione 2015 – quella svolta in contemporanea con Expo al TuttoFood 2017 come motore di mercato e di affari. Poi si aggiunge un ricco programma dedicato alla ricerca e alla scienza dell’alimentazione e un’intera settimana di fuorisalone. Tra i tanti appuntamenti di questa edizione 2017 di TuttoFood presentata oggi c’è quello con Spazio Nutrizione, il più importante evento in Italia dedicato alla discussione scientifica sull’alimentazione che quest’anno si terrà nell’ambito della manifestazione al Centro Congressi Stella Polare con il patrocinio del Ministero della Salute e di 6 università. E ancora, grazie all’alleanza con Seeds&Chips, arriva alla Fiera di Milano il Global Food Innovation Summit ricco della presenza di start-up, aziende, università e istituzioni protagoniste della rivoluzione agrifoodtech 4.0 con la presenza annunciata, tra gli altri importanti relatori, dell’ex presidente Usa Barack Obama. Fin dalla vigilia non c’è quindi dubbio che la Milano World Food Exhition nei padiglioni della Fiera di Milano a Rho si prepari quanto meno a bissare i risultati record dell’ultima edizione. Alla rassegna, su 180mila mq di superficie espositiva saranno presenti più di 2.850 espositori (erano stati 2.800 del 2015) dei quali oltre 500 esteri (+10%), che incontreranno oltre 3.150 buyer profilati dall’Italia e dall’estero con le delegazioni più numerose provenienti, nell’ordine, da Usa, Canada, Sud America, Germania e Paesi del Golfo. TuttoFood si conferma quindi come riferimento internazionale e si evolve aggiungendo nuovi settori: grazie a un accordo con Veronafiere arrivano infatti a TuttoFood le nuove aree Fruit&Veg Innovation, focalizzata su fresco, frutta secca e disidratata, e Wine Discovery, area curata dalla Vinitaly International Academy.  

VIAGGIO TRA I PROTAGONISTI DEL GIRO 100: I VELOCISTI

VIAGGIO TRA I PROTAGONISTI DEL GIRO 100: I VELOCISTI

Manca oramai pochissimo, solo due settimane, alla partenza della 100esima edizione del Giro d’Italia, in programma dal 5 al 28 maggio. A partire da oggi e nei prossimi giorni vogliamo presentare i possibili protagonisti di questa storica edizione. Velocisti, cacciatori di tappe e pretendenti alla Classifica Generale si sfideranno sulle strade d’Italia per onorare la Corsa Rosa.


Milano, 21 aprile 2017 – Le ruote veloci del gruppo hanno subito una grande occasione: conquistare la prima Maglia Rosa della corsa nella tappa Alghero-Olbia. Un’altra tappa sarda del Giro, la terza con arrivo a Cagliari, sembra destinata alle caratteristiche di questi corridori. Le altre tappe destinate ai velocisti saranno la numero 5 con arrivo a Messina, la numero 7 da Castrovillari ad Alberobello, la numero 12 da Forlì a Reggio Emilia e la numero 13 con arrivo a Tortona.

Fernando Gaviria (COL – Quick Step Floors). È uno dei velocisti più giovani e promettenti del panorama mondiale, come dimostrato nella sesta tappa della Tirreno-Adriatico dove ha battuto il Campione del Mondo Peter Sagan. Gaviria, 22 anni, sta preparando nella sua Colombia il Giro d’Italia, la sua prima corsa di tre settimane. Quest’anno ha terminato la Milano-Sanremo al quinto posto e al nono la Gent-Wevelgem. Il colombiano, a proposito del Giro 100, ha dichiarato: “Per me è un onore essere al via del Giro in una occasione così speciale. Si tratta della prima corsa di 3 settimane della mia carriera, il fatto che sia l’edizione numero 100 renderà questo momento ancora più speciale. Il mio obiettivo primario è fare esperienza in una corsa così esigente. Ogni giorno sarà un’esperienza nuova soprattutto nella seconda e terza settimana. Vorrei finire la gara e onorarla al meglio cercando di essere protagonista negli arrivi che mi sono più congeniali anche se non sarà semplice considerando l’alto livello della gara e degli avversari al via.  Il fatto di potere contare su di una squadra che ha esperienza in queste gare mi da serenità e mi fa guardare con fiducia a questo grande appuntamento”.


Caleb Ewan (AUS – Orica-Scott). Altro giovane velocista di grande prospettiva che, dopo essere riuscito a battere i grandi sprinter – quali Mark Cavendish, Marcel Kittel e André Greipel – nella quarta tappa dell’Abu Dhabi Tour, è pronto a soli 22 anni a migliorare il secondo posto in una tappa del Giro: l’anno scorso fu infatti battuto solo da Greipel nella tappa 12 al suo primo Giro d’Italia.


André Greipel (GER – Lotto-Soudal). Con 139 vittorie da pro, “il Gorilla” è uno dei ciclisti più prolifici in attività. Sei di queste vittorie sono state conquistate al Giro d’Italia. Quest’anno ha chiuso la Parigi-Roubaix al settimo posto: le prestazioni del 34enne campione nazionale tedesco dimostrano come sia ancora una delle ruote più veloci in circolazione. Greipel ha dichiarato: “Sono contento di tornare al Giro, dove l’anno scorso ho vinto tre tappe e collezionato ricordi bellissimi. Vincere una tappa in un grande giro è sempre difficile ma questo sarà il mio obiettivo per il Giro 100. La prima parte di stagione è stata dura, ho corso in molte competizioni come l’Abu Dhabi Tour, la Parigi-Nizza, la Volta Ciclista a Catalunya e alcune classiche del pavé, chiudendo con la Parigi-Roubaix. Dopo la Roubaix ho staccato una settimana, per poi iniziare una preparazione specifica per il Giro. Avrò bisogno di qualche giorno di gara per affinare la mia condizione, un po’ come successo già l’anno scorso”.


Elia Viviani (ITA – Team Sky). Il Campione Olimpico nell’Omnium non ha ancora alzato le braccia quest’anno, collezionando sette secondi posti dall’inizio di questa stagione. Nella sua carriera al Giro ha vinto la seconda tappa del Giro d’Italia 2015 a Genova. Elia ha detto: “Per un corridore italiano vincere una tappa al Giro è un sogno. Il fatto che quest’anno il Giro celebri l’edizione numero 100 rende questo sogno ancora più speciale. La centesima edizione darà a tutti una motivazione extra per fare bene. Qualora facessi il Giro credo di poter lottare per la vittoria di qualche tappa e cercare di vincere la Classifica a Punti, sarebbe un grande risultato se ci riuscissi. Quest’anno la prima tappa sembra adatta ai velocisti, vincerla sarebbe un sogno”.


Giacomo Nizzolo (ITA – Trek-Segafredo). Il vincitore della Classifica a Punti al Giro d’Italia negli ultimi due anni sarà pronto a difendere il suo titolo, dopo una tendinite che l’ha seriamente ostacolato nella prima parte della stagione 2017. Dopo cinque partecipazioni, Nizzolo deve ancora vincere una tappa al Giro. Il corridore ha dichiarato: “Sfortunatamente per me, questo Giro sarà diverso dai precedenti perchè non ho la condizione degli anni passati. In ogni caso, sarà molto emozionante poter correre il Giro 100 con la maglia di campione italiano. Per quanto riguarda la mia condiziona fisica, vedrò come starò giorno dopo giorno, ma è chiaro che spero di ottenere buoni risultati”.

OSCAR FARINETTI FARA’ UN TIMORASSO E ACQUISTA VIGNETI CON WALTER MASSA

OSCAR FARINETTI FARA’ UN TIMORASSO

E ACQUISTA VIGNETI CON WALTER MASSA

Con la vendemmia 2018 uscirà un Borgogno bianco a marchio Derthona. Per il patron di Eataly tre ettari di vigneto a Monleale, nell’Alessandrino.

Un’amicizia nel segno della passione per il vino prima che un accordo tra cantine e produttori. Con questo spirito nasce una collaborazione tra Oscar Farinetti e Walter Massa. 

Il primo è il patron di Eataly affiancato dal figlio Andrea, ormai a pieno titolo entrato nella gestione produttiva di Fontanafredda, Borgogno e delle altre cantine dove Farinetti è uno dei proprietari; il secondo è il vignaiolo per antonomasia che ha sottratto all’oblìo una varietà di uva nobile e difficile come il Timorasso nel sud del Piemonte, in provincia di Alessandria. E così Farinetti ha acquistato tre ettari di vigneto in una delle zone migliori del territorio di Monleale, dove ha casa e cantina Massa. Lo stesso Walter ha preso altri ettari. Tutta l’uva di questi appezzamenti diventerà un vino a partire dalla vendemmia 2018. Ed uscirà un Borgogno bianco, il primo della sua storia secolare per un marchio che evoca Nebbiolo e Barolo (tra l’altro buonissimi). E sarà un bianco anche a marchio Derthona che è l’antico nome di Tortona e quindi dei colli tortonesi dove si trova Monleale e dove si coltiva il Timorasso. Una joint venture nata sull’onda dell’amicizia e della stima reciproca tra i Farinetti e Massa. Tra l’altro proprio Walter è uno dei pochi produttori raccontati da Oscar Farinetti nel suo bel libro “Storie di coraggio” uscito qualche anno fa per Mondadori.