I CASTELLI LE VIGNE E I NUOVI VINI TORNANO I ROERO DAYS

Le Rocche, i castelli, le vigne e i nuovi vini: tornano i “Roero Days”

Le rocche del Roero, i castelli, le vigne patrimonio Unesco sono le tappe di un itinerario turistico in programma l’8 e 9 aprile che parte dal castello di Guarene, nel Cuneese, in occasione dei “Roero days”, due giorni di degustazioni e visite guidate a 70 cantine del territorio.

Organizzato dal Consorzio di tutela del Roero, l’evento porta alla scoperta dei territori dei vitigni autoctoni dell’Arneis e del Nebbiolo. Tra le novità di quest’edizione, i progetti turistici dei “Sentieri del Vino” e dei “Sentieri Mga” (Menzioni geografiche aggiuntive della Docg Roero). Il 9 aprile saranno presentate le nuove annate di Roero Arneis 2017, Roero 2015 e Roero Riserva 2014. Il Consorzio conta oltre 300 iscritti fra produttori e viticoltori e più di mille sono gli ettari vitati della denominazione Roero, per un totale di circa 6 milioni di bottiglie prodotte, delle quali cui il 60% viene esportato.

QUANTO INFLUISCE LA SCELTA DEL SUOLO SUL VINO

Quanto influisce la scelta del suolo sul vino?

 
Spesso molti si chiedono quali sono i migliori terreni dove far crescere le vigne e soprattutto quale rapporto c’è tra vigna e suolo. Spesso si sente dire: “…i nostri terreni sono tendenzialmente sabbiosi con percentuali di arenarie, marne e base di argilla…”. Ma cosa caspita vuol dire? Cerchiamo di semplificare il tutto per noi “comuni mortali”.

Partiamo col dire che prima di impiantare un vigneto, occorre sapere quale tipo di terreno abbiamo di fronte per capire, poi, quali varietà utilizzare.
Sangiovese o Nero d’Avola, ad esempio, hanno necessità diverse in fatto di suoli e clima. Entrambi i vini dimostrano profumi differenti, quindi si può dire che i profumi del vino provengono dal suolo? Purtroppo non ci sono prove sufficienti per confermare con tranquillità che un suolo possa determinare anche il profumo del vino. Per essere chiari, non avrai profumo di fragole nel vino se pianti in un terreno argilloso. Di sicuro, però, il suolo può conferire un certo tipo di carattere alla struttura del vino stesso e in parte al bouquet in base, naturalmente, alla varietà.

Vediamo allora di semplificare questo concetto, estremizzandolo un po’, prendendo in esame le varie tipologie di suoli.

SUOLI SABBIOSI

Di solito dai suoli sabbiosi nascono vini profumati con tannini levigati e colorazioni chiare. I terreni di questo genere, hanno un ottimo drenaggio delle acque e hanno tendenza a mantenere il calore, cosa utile soprattutto nelle aree fredde. Un esempio di suoli sabbiosi possono essere quelli di Barolo, dove le uve Nebbiolo danno il meglio di sé dando origine a vini profumati, finissimi di piacevole acidità e tannino.

SUOLI ARGILLOSI

Dai suoli argillosi, invece, si ottengono vini muscolari, ricchi di colore. I suoli argillosi possono avere tendenza marnosa, calcarea, limosa ovvero possono contenere ulteriori caratteristiche che andranno, in questo caso, a formare una particolarità di cui il vigneto beneficerà.  Esattamente come un terreno sabbioso non sarà tale completamente perché conterrà in sè anche percentuali di argilla. Nel caso dei terreni argillosi un vino di riferimento è il Chianti.

SUOLI ALLUVIONALI E LIMOSI

Ci sono anche terreni di origine alluvionale, suoli limosi che danno vita a vini rotondi con bassa acidità. Suoli che si trovano in certe zone collinari e nelle basse vallate di diverse zone di Italia e che possono contenere parti di roccia e pietre sciolte nel terreno. La tipologia di terreni fertili, invece, sono composti da parti argillose, limose e sabbiose sono meno adatti alla coltivazioni delle uve. Si tratta di suoli ricchi di “humus”, materia organica che origina vini poco profumati e strutturati.

SUOLI MARNOSI O CALCAREI

Spesso si sente parlare di terreni marnosi o calcarei. Cosa significa? In quei terreni sono presenti rocce sedimentarie o, nel caso di quelli calcarei, rocce sedimentarie con parti di carbonato di calcio. Parti, semplificando, più dure, composte da compenetrazioni di quarzo e/o argilla sedimentata. A noi serve solo per sapere che, in questo caso, avremo la tanto decantata componente “minerale” e ulteriori sfumature al naso. 

Questi sono alcuni dei principali suoli, ovvero le basi della maggior parte dei terreni. Da queste, ci sono le variazioni che derivano dalla mescola delle diverse tipologie. Sabbiosi argillosi, arenarie, calcarei, di media fertilità con prevalenza sabbiosa, alluvionali con scisti e rocce eccetera. Tutte variazioni che la natura ha donato all’uomo, utili al fine di caratterizzare il vino stesso. Il carattere (e non il profumo) è definito nella scelta dei terreni. Come poco sopra abbiamo anticipato, il vino non profuma di viole se pianti una vigna nei suoli calcarei, ma di sicuro avremo i profumi di quella varietà, definiti e fini.

TORINO E VIENNA GEMELLAGGIO PER LE VIGNE

TORINO E VIENNA GEMELLAGGIO PER LE VIGNE


(Monica La Cava e Fritz Wieninger firmano il gemellaggio)

Una è Villa della Regina, capolavoro del Barocco, dall’alto della collina dove è ubicata domina la città di Torino. L’altro, il Castello di Schönbrunn è una delle più incantevoli attrazioni turistiche di Vienna.

Entrambi sono tutelati dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità e, in comune, e nei loro giardini, hanno anche la vigna. L’elegante dimora torinese una vigna di Freisa; la vigna del castello viennese invece è un mix di vitigni che producevano il vino che deliziava Maria Teresa d’Asburgo e adesso ottiene vini che sono regolarmente in commercio. A Torino, infatti, l’ettaro di vigna di Villa della Regina è coltivato dall’azienda vitivinicola Balbiano che mediamente produce 4.000 bottiglie di Freisa di Chieri Doc Vigna Villa della Regina, reperibile in enoteca attorno ai 20 euro. A Vienna – con i suoi 700 ettari di vigne è la città più vitata del mondo -, invece, le bottiglie di WienerGemischterSatzLiesenpfennig sono solo 530 e subito acquistati da alcuni ristoranti di Vienna, Tokyo e New York.


(Vigna del Castello di Schönbrunn)

Da sabato 24, queste due vigne sono gemellate, rafforzando così il network dei vigneti storici urbani avviato nel 2014 in occasione del gemellaggio con la Confrériede Montmartre, che gestisce la storica Cuvée du Clos Montmartre, di proprietà del Comune di Parigi, che da 3.125 viti produce 300 bottiglie di vino numerate e, contestualmente, organizza la famosa festa del vino di Montmartre. Tant’è che Monica La Cava, presidente dell’Associazione Amici di Villa della Regina ha sottolineato che “essere i promotori di questo network ci rende fieri poiché non si tratta solo di unire idealmente importanti città d’Europa, ma anche di un’operazione storica e ambientale, per far sì che patrimoni come quelli delle vigne urbane sopravvivano e restino a disposizione della cittadinanza, sfruttando e valorizzando il richiamo turistico dei contesti in cui sono inserite”.

Insieme agli Amici di Villa della Regina, associazione che dal 2010 è impegnata in iniziative finalizzate alla raccolta di risorse a supporto della villa, e al Polo Museale del Piemonte, il progetto di network tra vigne urbane è stato voluto e sostenuto dall’Azienda vitivinicola Balbiano, che dal 2003 coltiva la vigna. E Luca Balbiano che oltre a gestire l’azienda di famiglia è anche presidente del Consorzio di tutela delle Doc Freisa di Chieri e Collina Torinese, non nasconde il privilegio di “far crescere i frutti di quello che è l’unico vigneto urbano d’Italia e che ha una storia di oltre 400 anni. Nel 2003 abbiamo accettato la sfida della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, che ci ha affidato la gestione della vigna, e stiamo portando avanti questo incarico con entusiasmo e, devo ammettere, con buoni risultati”.
Anche perché Villa della Regina è un capolavoro del Barocco sulla collina davanti al cuore di Torino: Patrimonio dell’Umanità a pochi metri da piazza Gran Madre, dal fiume Po e da piazza Vittorio, la Villa domina la città piemontese con riserbo e femminile eleganza così come aveva desiderato che l’aveva realizzata, il principe Maurizio di Savoia ad inizio del Seicento e poi ampliato dalla moglie Lodovica che la lascerà ad Anna d’Orleans, moglie di  Vittorio Amedeo II, che dispone, in quella che ormai sarà chiamata Villa della Regina, importanti interventi realizzati sotto la guida del famoso architetto Filippo Juvarra. Prima il passaggio, nel 1868, all’Istituto per le Figlie dei Militari, ente soppresso nel 1975, e poi la mancata manutenzione del delicato equilibrio fra costruito e giardini, ne avevano compromesso lo straordinario complesso con un degrado prossimo al collasso. Con la consegna alla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte nel 1994 e i restauri realizzati con fondi statali e di privati, hanno ristabilito la situazione conservativa e la stretta connessione del Compendio di Villa della Regina con la città, di cui, dall’inizio del ‘600, costituisce il fondale scenografico oltre il Po.


(Vigna della Regina)

Così, prima con l’incarico all’azienda Barbiano di coltivare la vigna, poi la partecipazione alla creazione del network dei vigneti storici urbani e adesso il gemellaggio con il Castello di Schönbrunn, per il complesso monumentale torinese si può dire che è iniziata una nuova vita. Grazie al vino, visto che“l’Italia e l’Austria condividono una lunga tradizione di coltivazione del vino – commenta Fritz Wieninger, direttore dell’associazione WienWein, che gestisce la vigna di Schönbrunn -. I vigneti, facenti parte di due palazzi storici, sono molto speciali e questo gemellaggio è un chiaro segnale per rafforzare quest’unico valore”.